Produrre cultura: come, dove e quando?

di | 22 Set 2015

Elaborazione Immagine di Carla Morselli

La cultura dovrebbe viaggiare in prima classe ma a quanto pare non esiste neanche la tradotta
Si poteva fare di meglio, ma pare proprio che non si riesca! Quando si parla di cultura tanti complimenti, ma poi si stringono i cordoni delle borse e rimangono solo i sorrisi e l’orgoglio di dire produciamo cultura, ma dove e quando? Nonostante le promesse del Ministro alla cultura Dario Franceschini – promesse di iniezioni monetarie vitali per il nostro patrimonio culturale – non si vede luce all’orizzonte. Caos e imbarazzo poche settimane fa alla Biblioteca Nazionale di Firenze, quando gli utenti hanno trovato un cartello che segnalava le evidenti difficoltà di gestire adeguatamente gli orari di apertura a causa della grave carenza di riduzione del personale e che si attendeva l’arrivo dei volontari, previsti per il mese di ottobre. Un’agonia annunciata da anni, sottovalutata. È di questi giorni la deplorevole notizia che sempre a Firenze, la Galleria degli Uffizi non si avvalerà più di esperti archeologi. Ma non sono le uniche strutture a versare in queste fragili condizioni, l’elenco è piuttosto lungo. Il funzionamento a singhiozzo delle biblioteche, archivi e musei è cosa ben nota. Il problema è riscontrabile nei numeri, il personale addetto alle nostre biblioteche non supera le 884 unità e, se si vuol paragonare alla Bibliothèque National de Paris dove lavorano poco meno di quante sul nostro territorio ci si fa un’idea. Un altro deterrente per studiosi ed esperti è costituito dal fatto che esiste il divieto di fotografare ad uso personale e gratuito i testi e manoscritti, per cui l’utente deve pagare balzelli di varia natura, tutto questo ovviamente non avviene altrove. I budget promessi vengono visibilmente disattesi o spesi male e questo aspetto degrada la nostra cultura sempre di più. Come vengono spesi allora i fondi? Per lo più nel pagare affitti esorbitanti a banche o a enti privati per edifici che spessissimo sono fatiscenti, il governo investe magnanimamente nelle casse altrui piuttosto che nelle proprie. Eppure i soldi ci sono, se si pensa che l’anno scorso il MIBACT ha riconosciuto come film di “interesse culturale nazionale” un lungometraggio che vantava la presenza di Belen Rodriguez, la cifra modica assegnata era di 200.000 euro; da quanto emerge il contributo più alto versato nel 2014 alla cinematografia, cifra che fa rabbrividire se si pensa alla cultura vera. L’ultima brutta figura è di pochi giorni or sono, quando i turisti sono arrivati al Colosseo e il nostro monumento di fama mondiale era “non visitabile” per circa tre ore, motivo: assemblea sindacale. A questo punto il Ministro si è sentito in dovere di entrare in azione e brandendo proclami e decreti d’urgenza convince il governo a considerare i monumenti e i beni culturali come biblioteche e musei luoghi di pubblico servizio e come tali ad apertura garantita. E il personale dove lo trovano? Elementare, si aspetteranno i volontari, magari con avviso pubblico!

Immagini dal sito www.beniculturali.it; www.beniculturali.it; www.iltempo.it