Le scelte politiche che attendono il giovane premier…

di | 1 Dic 2015

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Le scelte politiche che attendono il giovane premier…

Opera di Emanuele Luzzati

Le tensioni che investono la doppia leadership di Renzi, nel governo e nel partito, nei rapporti con gli alleati di centro e con la sinistra PD, sono legate alla sostanziale ambiguità della sua identità politica, oscillante tra una tendenza neocentrista che sembra sovente affiorare e la ribadita appartenenza alla galassia della sinistra. Se questa ambiguità può aver favorito, agli inizi, la conquista della leadership del partito, ora rischia di diventare il classico boomerang, alla prova delle sfide più insidiose poste dai temi economico-finanziari che il governo trova inevitabilmente sul suo cammino. Si profilano scelte di contenimento della pressione fiscale, non sufficientemente coperte dalle riduzioni di spesa, ai fini di evitare un incremento del deficit dei conti pubblici.

idoloridelgiovanewertherNuove forme di bonus che appaiono dettati da motivazioni demagogiche e, soprattutto, elettoralistiche, aperture sui cosiddetti temi etici, con particolare riferimento alle unioni civili che non sono gradite a taluni settori della sua maggioranza. Navigazione avventurosa con il compito, direi titanico, di conciliare le diverse aspirazioni di una maggioranza eterogenea in cui coesistono residui del centrodestra berlusconiano ed ex democristiano con componenti che presentano una netta connotazione di sinistra. Già talune di queste porzioni della maggioranza che sosteneva il governo Letta e che poi fu quasi automaticamente mutuata da quello di Renzi sono discese o stanno scendendo dalla nave, dal gruppo che ha seguito Fassina e D’Attorre nella nuova formazione di sinistra, a un segmento del Nuovo Centrodestra (Giovanardi-Quagliariello) che non si riconosce, quanto a impostazione culturale e priorità programmatiche, nelle politiche del governo.
Queste defezioni sono compensate dal supporto di Verdini, ma resta uno stato di agitazione diffusa nella sinistra PD che non intende lasciare la “ditta”, come la chiama Bersani, ma sempre meno si riconosce nel giovane timoniere, nonostante una cauta apertura del “Lider Maximo” D’Alema sulla politica estera, quando ha mostrato apprezzamento per la prudenza di Renzi nella drammatica congiuntura che si è venuta a determinare a seguito degli attentati di Parigi.
La sinistra interna attende probabilmente il premier al varco delle elezioni amministrative di primavera nelle grandi città. A Milano forse il prestigio acquisito da Sala potrà rappresentare una soluzione adeguata e competitiva, ma cosa farà il PD a Roma e a Napoli ?
Nella Capitale il partito esce piuttosto logorato dall’esperienza controversa dell’amministrazione Marino, mentre a Napoli l’assenza, almeno fino ad ora, di una valida proposta alternativa a De Magistris ha consentito la riemersione di Bassolino, che crea un inevitabile imbarazzo all’inventore della rottamazione che del rinnovamento generazionale aveva fatto la sua bandiera. Sfide e strategie, rispetto alle quali il giovane Matteo dovrà trovare il coraggio di scegliere: procedere coraggiosamente verso il Partito della Nazione, ossia verso il centro, oppure recuperare una caratterizzazione di sinistra, trascurando le istanze degli alleati moderati. La prima opzione, pur assecondando la vera natura del premier, comporterebbe però il rischio di perdere una notevole area di elettorato di sinistra che potrebbe rivelarsi decisivo nella futura sfida delle elezioni politiche con 5 Stelle; la seconda provocherebbe il progressivo allentamento del rapporto con alleati centristi che oggi garantiscono a Renzi la maggioranza in Parlamento e potrebbe restituire slancio a una destra oggi obiettivamente in affanno, di fronte al declino di Berlusconi e alle estremizzazioni di Salvini.
L’altra sfida è quella delle amministrative: per gli scenari più critici, che per il PD dovrebbero essere rappresentati da Roma e Napoli, il supporto ad un esperimento civico indipendente, come suggerisce anche un protagonista politico di lungo corso come Luciano Violante, potrebbe costituire per il segretario – premier un’opzione da prendere seriamente in considerazione, puntando però su figure particolarmente credibili e qualificate.

Immagine dal sito www.ilnarratore.com