Italiese, la nostra bella lingua di ‘Merica!

di | 1 Gen 2016

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Italiese, la nostra bella lingua di ‘Merica!

Intervista con Michele Cecchini, autore del romanzo Per il bene che ti voglio, in cui il protagonista Antonio Bevilacqua, lucchese emigrato negli anni Venti in California, diventa Tony Drinkwater e abita una terra di mezzo, quella di chi non è ancora americano e allo stesso tempo non è più italiano, e quindi si esprime in italiese: “Il protagonista del mio libro è frutto della mia fantasia. In generale però il contesto che lo circonda è reale, o quanto meno, plausibile”
“Io la storia di Antonio Bevilacqua vorrei raccontarla così, senza partire dall’inizio, tuttavia non so se sia il caso di cominciare proprio dalla morte. Il fatto è che vorrei iniziare da un finale. La vita di un uomo è costellata di finali e quello della morte è solo uno dei tanti”. Citazione parte dell’incipit del libro di Michele Cecchini, Per il bene che ti voglio
Michele Cecchini, italianista, è nato a Lucca nel 1972 e risiede a Livorno, dove è docente di materie letterarie in una scuola superiore. Dopo aver pubblicato nel 2010, con la casa editrice Erasmo, il suo primo romanzo, Dall’aprile a shantih, sempre per la stessa casa editrice Cecchini pubblica nel 2015 il romanzo Per il bene che ti voglio, la storia di Antonio Bevilacqua, che alla fine degli anni Venti si trasferisce per un periodo a Hollywood, dove viene scritturato in un film di Charlie Chaplin come controfigura. Sul set, in pratica, ha il compito di sostituire Chaplin nella predisposizione delle scene. Nel linguaggio come nella vita Antonio Bevilacqua, nel frattempo divenuto Tony Drinkwater, abita una terra di mezzo, quella di chi non è ancora e allo stesso tempo non è più, e parla italiese, una lingua con termini misti tra italiano e inglese. Il romanzo possiede anche un piccolo vocabolario di termini di italiese/italiano, ampiamente usati da Cecchini nella sua narrazione. (continua)

dal sito www.lavocedinewyork.com