Un anno in fuga

di | 1 Gen 2016

Zaharia is from Benin and loves to play football. He was playing for a local team that was successful enough to play in national championship. Zaharia´s brother lives in Germany, but he discouraged him from taking the dangerous route through the sea. In Benin Zaharia applied for Schengen visa couple of times, and never managed to receive it. Therefore he decided to go to Europe through Libya.

Zaharia is from Benin and loves to play football. He was playing for a local team that was successful enough to play in national championship. Zaharia´s brother lives in Germany, but he discouraged him from taking the dangerous route through the sea. In Benin Zaharia applied for Schengen visa couple of times, and never managed to receive it. Therefore he decided to go to Europe through Libya.

Un anno in fuga

Il 2015 è stato un anno difficile perché denso di violenze, di conflitti vecchi e nuovi e di attacchi indiscriminati ai civili. Numerosi scenari di crisi che hanno spinto e continuano a spingere centinaia di migliaia di persone ad affrontare lunghi percorsi per salvare la propria vita: una vera emergenza umanitaria.
Con 60 milioni di sfollati, richiedenti asilo e rifugiati – il numero più alto dalla seconda guerra mondiale a oggi – l’anno che sta per chiudersi sarà purtroppo ricordato soprattutto per l’incapacità dei governi di rispondere in modo adeguato a questa emergenza umanitaria. Da parte nostra, non abbiamo dubbi sulle nostre priorità per il 2016: continueremo a chiedere all’Unione Europea e ai suoi stati membri di garantire alle persone in fuga canali di migrazione legali e sicuri e di offrire condizioni di accoglienza dignitose alle frontiere di terra e di mare.
MAR MEDITERRANEO
A partire dallo scorso maggio, MSF ha avviato per la prima volta attività di ricerca e soccorso in mare. Un’operazione decisa in via straordinaria per far fronte al drammatico aumento di persone recuperate – e decedute – quest’anno nel Mediterraneo. Le due navi di MSF attualmente attive nel Mediterraneo sono la Bourbon Argos: con un equipaggio di 26 persone a bordo, che comprendono un team di esperti in ricerca e salvataggio, nonché personale medico di MSF; e la Dignity I che dispone di un equipaggio di 18 persone.
Fino ad oggi le navi di MSF hanno tratto in salvo più di 18.500 persone. Oltre alle operazioni di ricerca e soccorso, MSF presta servizio medico agli sbarchi e all’interno del CPSA di Pozzallo, e un servizio di assistenza psicologica nei centri di accoglienza straordinaria della provincia di Ragusa.
Zaharia è originario del Benin e ama giocare a calcio. Giocava in una squadra locale che aveva abbastanza successo da giocare nel campionato nazionale. Il fratello di Zaharia vive in Germania e lo aveva scoraggiato dal prendere la pericolosa strada attraverso il mare. In Benin Zaharia aveva provato un paio di volte a ottenere un visto Schengen ma non è mai riuscito ad averlo. Perciò alla fine ha deciso di raggiungere l’Europa attraverso la Libia e il Mediterraneo.
BALCANI
Dopo la chiusura dei confini dell’Ungheria, migliaia di persone passano dalla Serbia alla Croazia e si dirigono in Slovenia per continuare il loro viaggio verso l’Europa. Mentre alcuni di loro sostano in centri di transito sovraffollati, altri devono passare la notte all’aperto nei campi senza alcuna assistenza. Medici Senza Frontiere porta avanti attività medico-logistiche per migliorare le condizioni di vita delle persone, aumentare la capacità di transito e ridurre le tensioni nei campi. MSF sta adattando le attività in tutti i Balcani seguendo le rotte delle persone in fuga. Con l’abbassamento delle temperature nei mesi invernali, la situazione sta peggiorando rapidamente e c’è urgente bisogno di maggiore supporto.
“Veniamo da Homs in Siria. Mio marito ed io abbiamo studiato ingegneria agraria, è così che ci siamo incontrati, all’università. Nostro figlio Wail ha un anno e mezzo. Siamo fuggiti dalla guerra nel nostro paese e siamo stati un po’ di tempo in Libano, prima di iniziare il nostro viaggio verso l’Europa. Vogliamo andare in Germania, perché abbiamo dei parenti lì. Vorremmo proseguire i nostri studi.
Dalla Turchia abbiamo preso una piccola imbarcazione diretta in Grecia. La traversata è stata molto pericolosa. La barca era affollata e il mare mosso. Abbiamo avuto molta paura. Il viaggio è stato davvero estenuante. Il viaggio è durato molti giorni, e Wail ha pianto quasi tutto il tempo. Sono così stanca. Wail è malato, non ha mangiato per due giorni e ha la tosse. Mangia solo riso, ma non so dove trovarlo dato che siamo tutto il ​​tempo sulla strada. Voglio che venga visitato da un medico, per questo siamo venuti alla clinica, in attesa di attraversare il confine con la Croazia. Spero di raggiungere presto la Germania”.
SIRIA
Assediata, bombardata, attaccata, sfollata: la popolazione siriana è devastata da più di quattro anni di conflitto. I servizi di base come l’accesso alle cure mediche, l’acqua, l’elettricità o il cibo scarseggiano nella maggior parte dei governatorati del paese. Purtroppo, l’attuale scenario di enorme instabilità e violenza non permette a MSF di mettere in atto l’intervento su vasta scala che sarebbe necessario. Ciononostante, MSF gestisce sei strutture mediche nel nord della Siria e supporta direttamente oltre 150 centri sanitari e ospedali da campo in tutto il paese, con una particolare attenzione per le aree assediate. Si tratta soprattutto di strutture di fortuna. Ad esse MSF fornisce supporto materiale e formazione da remoto per aiutare i medici siriani ad affrontare i bisogni sanitari estremi.
Le condizioni dei rifugiati siriani in Libano peggiorano con l’inverno
“Siamo fuggiti dalla guerra in Siria e ora viviamo in un garage freddo e spoglio. La mia bambina di 15 anni soffre di anoressia e ha ancora gli incubi a causa dai bombardamenti avvenuti sul nostro villaggio. Mio marito ha perso l’udito e senza il sostegno internazionale moriremmo di fame. Anche mia suocera, anziana e affetta da diabete, vive con noi. E’ stata curata presso la clinica di MSF qui a Baalbek, ma il problema è che non so come fare per la mancanza di cibo. Non so come andare avanti e se lei sopravvivrà”.
NIGERIA
L’insicurezza continua ad aumentare in molte zone della Nigeria. La violenza e gli sfollamenti hanno serie ripercussioni sulla salute delle persone e sul loro accesso ai servizi medici. Lo Stato del Borno resta l’epicentro del conflitto in corso e la situazione continua a essere estremamente volatile e tesa. Attacchi casuali si verificano regolarmente, prendendo per lo più di mira i civili. Centinaia di migliaia di sfollati vivono oggi a Maiduguri, la capitale del Borno, e continuano ad aumentare ogni giorno.
MSF continua a fare il possibile per fornire assistenza sanitaria nel paese, ma alcune cliniche sono soggette a chiusure temporanee dovute all’insicurezza. A Maiduguri, MSF ha aperto tre cliniche per l’assistenza sanitaria di base, per assistere circa 35.000 persone. L’organizzazione gestisce anche un ospedale da 72 posti letto a Maimusari. Vengono inoltre fatte donazioni regolari agli ospedali locali per consentirgli di far fronte all’afflusso di feriti dovuto a incidenti di massa a seguito di attentati.
Nello stato di Jigawa, MSF continua a sostenere il programma di ostetricia di emergenza presso l’ospedale Jahun, per coadiuvare il trattamento della fistola. Le équipe seguono inoltre ancora i casi di avvelenamento da piombo in otto villaggi nello stato di Zamfara, ed effettuano screening ai bambini per il morbillo, la meningite e la febbre gialla. MSF ha attivato una Emergency Response Unit (NERU) per fornire un allarme precoce e una risposta rapida alle epidemie stagionali di malattie infettive negli stati del nord-ovest della Nigeria: Zamfara, Kebbi, Sokoto e Niger.
YEMEN
In Yemen – paese povero e già instabile a causa di una forte presenza di al Qaeda – da molti mesi è in corso una guerra civile tra le forze governative e i ribelli Houti. Per fermare l’avanzata dei ribelli, sostenuti dall’Iran, una coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha iniziato a compiere raid aerei su diverse località yemenite, prendendo di mira anche strutture civili, tra cui ospedali. L’ultimo attacco risale al 2 dicembre scorso su Taiz.
Le équipe di MSF lavorano in otto governatorati dello Yemen (Sana’a, Sa’ada, Aden, Taiz, Amran, Al Dhale, Ibb e Hajja). Dall’inizio dell’attuale crisi a marzo 2015, le équipe di MSF hanno trattato più di 16.000 feriti di guerra. Per porre rimedio a un sistema sanitario a mala pena funzionante, MSF sta inoltre fornendo servizi sanitari non di emergenza.

dal sito milionidipassi.medicisenzafrontiere.it