Lettere al Direttore

Immagine di Carla Morselli
Lettere al Direttore
Posta
Gentilissimo Direttore,
Mi trovo in grave difficoltà perché possiedo una sola casa su cui grava un mutuo che non sono più in grado di pagare poiché ho perso il lavoro ormai da qualche tempo; ho lavorato per più di 30 anni presso il teatro Eliseo, e a 64 anni non riesco più a trovare un lavoro, né tantomeno ad andare in pensione, per questo motivo ho deciso di mettere la casa in vendita, e qui sono cominciati i problemi.
Faccio una piccola digressione: ho comprato la casa dal tribunale fallimentare nel 2003 e ho deciso di fare una modifica, ricavando un patio su un terrazzo, con una struttura in legno, vetro e coppi (quindi anche facilmente rimovibile).
Dato che altri condomini, prima di noi, hanno eseguito lavori simili in muratura, ci è stato consigliato di richiedere una “Sanatoria”, allacciandoci ad una precedente, richiesta dall’ing. Sergio Collalti, all’epoca della ristrutturazione (inizi anni 90) del casolare.
Nonostante i numerosi solleciti che abbiamo fatto nel corso degli anni, ad oggi la pratica risulta archiviata con esito sconosciuto.
Mi sono infatti recata in data odierna presso l’ufficio condoni, sito in via di Decima, dove l’impiegata non è stata in grado, in un primo tempo, nemmeno di individuare la mia unità immobiliare; in seguito ha sortito dicendomi che la pratica è stata archiviata per mancati solleciti, o meglio, in quanto nel 2013 non avevo presentato ulteriori solleciti. C’è però da precisare che dal 2003 al 2012 abbiamo presentato, presso lo stesso ufficio, una media di 3-4 solleciti all’anno (ad eccezione del periodo di chiusura).
L’impiegata, infine, m ha consigliato di scrivere una supplica all’Architetto PASTORELLI per ricevermi e far procedere la pratica nell’immediato, data la situazione estremamente urgente (può trovare il allegato alla presente una scansione della medesima richiesta).
L’urgenza è dovuta, oltre che ovviamente all’incombere minaccioso della banca che ha intenzione di espropriarmi la casa, anche al fatto che ho finalmente trovato un’acquirente che, avendo già venduto la propria casa, deve lasciarla entro Giugno e ha bisogno di una certezza.
Questa signora ha infatti bisogno di richiedere un mutuo, che la banca si rifiuta di concedere in assenza di questa concessione o, perlomeno di un attestato dell’ufficio che comprovi la regolarità della casa o della pratica.
Roma , 27 gennaio 2016
La ringrazio per la cortese attenzione e confido in un suo valido aiuto
Patrizia Bonanno
Posta
Alla cortese attenzione del Direttore
Buonasera,
mi permetto di scriverLe dietro suggerimento di Francesca del 111.
Di seguito la sintesi di quanto sta accadendo in AlmavivaContact sede di Roma (ex Atesia).
Sul sito di Roma Almaviva Contact ha 1800 dipendenti a tempo indeterminato di cui il 70% donne con età media di 44 anni. Di questi 800 sono a rischio perdita del lavoro.
I motivi sono sia esterni che interni. Esterni perché, nonostante i numerosi allert fatti alle istituzioni ed i tavoli tecnici avviati (e mai proseguiti) presso il Mise, il settore dei call center in outsourcing continua a non vedere applicate le leggi vigenti (ad es art 24 bis comma4 della legge 134/2012 che stabilisce che quando un cittadino contatta un call center deve esser informato preliminarmente sul Paese nel quale é fisicamente collocato l’operatore con cui parla; ciò per poter scegliere se parlare con un operatore su territorio nazionale o meno al fine di poter tutelare i propri dati sensibili secondo le norme vigenti in Italia).
Le motivazioni interne, invece, risiedono in un mancato rispetto da parte dell’ azienda degli accordi nazionali in vigore. L’accordo di solidarietà in corso prevede, ma già lo prevedeva l’accordo precedente stipulato l’ 8 aprile 2015 come anche quello ancora precedente, prevede l’impegno dell’ azienda di convogliare volumi di traffico e commesse verso il centro di Roma che, attualmente, ha una cds al 45%. Ciò non é avvenuto nei mesi scorsi e non sta avvenendo. Anzi! Poiché i lavoratori di Roma, ormai esasperati, hanno fatto una settimana di sciopero a singhiozzo l’azienda (a suo dire per tutelarsi) ha ben pensato di dar comunicazione, tramite apposito comunicato interno, ai lavoratori (e non alle Organizzazioni Sindacali…) di provvedere a breve a girare traffico di Roma verso altre sedi italiane. Si sta creando la medesima situazione che portò nel 2012 la chiusura del centro di Via Lamaro con la conseguente Cigs per 500 lavoratori. Unica differenza rispetto al 2012 é che ora l’azienda non é più riconosciuta nel settore industria bensì nel settore Terziario (quindi niente cassa integrazione o mobilità per questi lavoratori).
Lampante é il disegno aziendale di far ricadere sui lavoratori romani scelte tutt’altro che attente o di interesse verso i lavoratori. 800 famiglie sacrificate da un’ azienda che invece di intraprendere la strada del confronto con le organizzazioni sindacali preferisce usare Facebook quale viatico di così delicate situazioni…
Come Organizzazioni Sindacali continuiamo ad interfacciarci con le istituzioni per chiedere una regolamentazione del settore ed un intervento delle Istituzioni locali per supportare la vertenza Almaviva (ad es stamane abbiamo avuto un incontro in Regione). Ma abbiamo bisogno anche di una visibilità difficile da recuperare…
Grazie per l’ attenzione