IL BRASILE DEL TRACOLLO ECONOMICO
di Elisa Josefina Fattori

di | 1 Apr 2016

"Guerra", opera di Candido Portinari Grande Artista Brasiliano

        “Guerra”, opera di Candido Portinari
                  Grande Artista Brasiliano

Il Brasile del tracollo economico.

Tra lo scandalo Petrobras, il virus Zika e l’impeachment di Governo.

Tutto è iniziato a marzo 2014 con l’inchiesta relativa allo scandalo Petrobras, definito dalla procura “il più grande scandalo di corruzione della storia del Brasile”, che ha coinvolto i dirigenti della compagnia petrolifera di stato – la Petrobras appunto – e le principali aziende brasiliane di lavori pubblici – la BTP – le quali avrebbero formato un cartello per controllare gli appalti di costruzione delle infrastrutture per l’estrazione del petrolio gonfiando il valore dei contratti dall’1 al 3% ed elargendo finanziamenti illeciti ai partiti compiacenti. In particolare si parla del Partito dei Lavoratori, di sinistra e al governo, ma anche del Partito del Movimento Democratico Brasiliano e del Partito Progressista, di destra.

Due anni fa il paese era vicino alla recessione, concretizzatasi con il passare dei mesi: gli investimenti si sono fermati, l’inflazione è salita al 10,7%, si sono persi molti posti di lavoro e nel 2015 il Pil si è contratto del -3,8%, con il -6,4% dell’output nel settore industriale ed il -6,6% in quello minerario, i dati peggiori dal 1990. L’economia brasiliana ha inoltre subito la caduta dei prezzi delle materie prime ed il rallentamento della domanda cinese. A conferma dell’instabilità economica del paese sono infine arrivati i declassamenti del rating brasiliano da parte della maggiori agenzie come Standard & Poor’s e Moody.

Inizialmente la Presidente del Brasile Dilma Rousseff, rieletta per il secondo mandato nell’ottobre 2014, non era stata coinvolta nell’inchiesta anche se Ministra dell’Energia nel primo governo Lula e Ministra della Casa civile al momento dei fatti contestati, oltre che Presidente del consiglio d’amministrazione di Petrobras. Proprio le posizioni dell’ex Presidente Lula da Silva e della Rousseff si sono complicate lo scorso novembre con l’arresto di Deicidio Amaral, senatore del Partito dei Lavoratori accusato di aver ostacolato le indagini il quale – a sua volta – li ha denunciati per il medesimo reato.

Ad inizio marzo è stata perquisita la casa di Lula: prelevato dalla polizia ed interrogato dai magistrati, è stato accusato di riciclaggio di denaro e di aver mentito sulla proprietà di una casa, appartenente ad una società di costruzione. Il 13 marzo più di un milione di persone sono scese in piazza per chiedere le dimissioni della Rousseff, che – per tutta risposta – il 15 marzo ha offerto a Lula un posto al governo, come capo di gabinetto. La proposta ha ovviamente infuocato le proteste, anche a seguito della pubblicazione da parte della magistratura di un’intercettazione telefonica tra i due, nella quale si capiva che la nomina sarebbe servita per “salvare” l’ex Presidente che avrebbe così goduto dell’immunità e avrebbe cercato di fermare la messa in stato di accusa della Rousseff.

Il 17 marzo, mentre Lula stava prestando giuramento da Ministro, una sentenza federale ne ha revocato la nomina. Il 18 marzo i membri del Congresso hanno votato per riavviare la procedura di messa in stato di accusa di Dilma Rousseff con l’imputazione formale di essersi servita di raggiri contabili per nascondere le reali dimensioni del deficit di bilancio. Il 29 marzo il Partito del Movimento Democratico Brasiliano ha lasciato l’esecutivo: sarà difficile per la Rousseff trovare i voti necessari per scongiurare la destituzione. L’opinione pubblica le è schierata contro. Il 68% dei brasiliani è a favore dell’impeachment contro la Presidente, un aumento di otto punti percentuali rispetto alla scorso mese, mentre il 57% è contrario al ritorno di Lula.

La Rousseff si difende – e difende Lula – sostenendo che è stato messo in atto un golpe senza basi legali e che l’unico modo di difendere la democrazia sarà rispondere democraticamente. Senza dimenticare che il Partito dei Lavoratori ha redento il Brasile, elevando 40 milioni di brasiliani alla classe media e riscattandone dalla povertà altri 36 milioni. Nel frattempo, secondo il settimanale brasiliano “Veja”, Lula potrebbe fare richiesta di asilo politico in Italia poiché la moglie Maria Leticia – di origini italiane – gode di doppia cittadinanza.

Uno scenario politico ed economico inquietante che oscura l’appuntamento di agosto con la XXXI Olimpiade di Rio, anche perché è sempre presente la minaccia della zanzara Aedes aegypti responsabile dell’epidemia di dengue, della trasmissione del virus zika e del legame tra il virus zika contratto in gravidanza e la microcefalia nei neonati. In un Brasile con un sistema sanitario pubblico traballante ed un’incredibile assenza di standard igienici di base, dove l’accesso all’acqua potabile è difficile per parte della popolazione e meno della metà ha accesso alla rete fognaria, un medico esperto di salute comunitaria – Arthur Chioro – lo scorso settembre è stato rimosso dall’incarico di Ministro della Salute per essere sostituito da un Politico del Movimento Democratico Brasiliano che la Rousseff avrebbe dovuto “accontentare” per evitare l’inevitabile impeachment.