A CHI CONVIENE O È CONVENUTO IL VOTO DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO?
di Elisa Josefina Fattori

Opera di Joel Rea, Oil & Gas
Sono più di quattro milioni gli italiani che vivono all’estero e che sono iscritti all’Aire (anagrafe degli italiani residenti all’estero) e, secondo alcune stime, quelli che voteranno per il referendum del 4 dicembre 2016 sarebbero tra 1,4 e 1,5 milioni. Potranno votare tutti gli italiani residenti all’estero, compresi i discendenti degli emigranti che hanno mantenuto la cittadinanza italiana (il cosiddetto “ius sanguinis” – la trasmissione per sangue della cittadinanza – che permette di diventare e restare cittadini italiani a patto che almeno uno dei genitori sia cittadino italiano). Tra i paesi di grande emigrazione l’Italia è il solo che abbia concesso il diritto di voto anche a coloro che non hanno mai vissuto nella patria d’origine e non parlano italiano. Dunque in larga parte sono persone che non vedranno mai alcun fruttodel loro voto: il meccanismo italiano ribalta il principio del “no taxation without representation” perché possono votare persone che vivono in un altro paese, pagano le tasse in un altro paese e hanno la cittadinanza di un altro paese purché conservino la cittadinanza italiana.
Il diritto di voto per i cittadini italiani che vivono all’estero venne introdotto nella Costituzione con una modifica agli articoli 48, 56 e 57 nel 2000 (quando al governo c’era una maggioranza di centrosinistra) e sancito il 20 dicembre 2001 quando fu approvata la legge numero 459, conosciuta come legge Tremaglia, dal nome del suo sostenitore Mirko Tremaglia (all’epoca Ministro per gli Italiani nel Mondo nel governo guidato da Silvio Berlusconi). In seguito all’approvazione della legge è stata istituita una circoscrizione estero suddivisa in quattro ripartizioni: Europa; America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide; ed il Governo è tenuto a stilare regolarmente un elenco aggiornato dei cittadini italiani residenti all’estero per preparare le liste elettorali. Ad ogni tornata elettorale il cittadino italiano residente all’estero riceve dal consolato più vicino un plico contenente un foglio con le istruzioni per votare, il testo della legge o la lista dei candidati, il certificato elettorale, la scheda e una busta per inviare la scheda al consolato dopo aver espresso il voto. Sono validi i voti arrivati al consolato entro le 16:00 (ora locale) del giovedì che precede la domenica elettorale. Dopo le 16:00 i consolati spediscono i pacchi con le buste in Italia, indirizzandole all’aeroporto di Fiumicino. Arrivate in Italia, sotto scorta di polizia, le schede sono trasportate al Centro raccolta di Castelnuovo di Porto, dove confluiscono i voti di tutti i 1.361 seggi delle circoscrizioni esteree dove saranno scrutinati.
Secondo la legge, possono votare tutti i cittadini italiani iscritti all’Aire, tranne quelli che vivono in stati come la Libia, l’Iraq e il Burkina Faso, con i quali il governo italiano non ha potuto concludere accordi per garantire che il diritto di voto si potesse svolgere in condizioni di eguaglianza, libertà e segretezza, ma in ogni caso la modalità di voto non garantisce queste tre fondamentali “conditio sine qua non”. Infatti il voto si può svolgere in qualsiasi luogo, dato che non ci sono seggi. Inoltre le schede elettorali passano nelle mani di diverse persone, dai postini, ai funzionari dei consolati o del centro di raccolta di Castelnuovo di Porto. Il voto per corrispondenza è soggetto ad una serie di incertezze, come l’affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, compravendite o sostituzione del votante. Gli italiani residenti all’estero ricevono – tramite posta ordinaria – un numero di schede da compilare pari ai residenti che hanno diritto di voto presso un certo indirizzo: non è quindi possibile verificare chi abbia effettivamente compilato le schede, e sarebbe complicato tracciare le buste assicurandosi che non vengano manomesse nel loro tragitto, dato che per la spedizione vengono spesso utilizzati sistemi postali piuttosto antiquati.
Sono numerose le sviste tecniche e i casi sospetti segnalati: nel 2008 a Buenos Aires furono ritrovate, nei magazzini di una ditta di distribuzione, 120.000 schede eccedenti;alle elezioni politiche del 2013 nell’edificio di Castelnuovo di Porto vennero trovati voti di elettori defunti, schede compilate dalla stessa mano, fotocopie a colorie quasi il 10% di schede nulle per vizi di forma. Solo poche settimane fa, cittadini italiani residenti all’estero hanno ricevuto per errore dall’ambasciata due plichi elettorali. Inoltre il sistema è accusato di essere influenzato dai patronati, ovvero strutture – finanziate con denaro pubblico ma gestite da associazioni private come i sindacati – che forniscono assistenza burocratica.
Ecco perché l’art. 12 della legge 459 così come il comma 2 dell’art. 1 – disciplinando il voto per corrispondenza – violerebbero gli articoli 3, 48 e 138 della Costituzione. Una possibile soluzione sarebbe quella di rafforzare i controlli allestendo i seggi nei consolati dei diversi paesi.
di Elisa Josefina Fattori