Auguri Papa Francesco!

di | 16 Dic 2016

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Jorge Mario Bergoglio nasce il diciassette dicembre 1936 a Buenos Aires in Argentina.
La sua famiglia è originaria della regione Piemonte in Italia. E’ il primo di cinque figli, il papà lavora per le ferrovie e la mamma è una casalinga, i due coniugi sono salpati insieme dalla Liguria alla volta del continente americano. Jorge si diploma perito chimico e lavora in aree degradate della capitale argentina, svolgendo mansioni umili anche per le precarie condizioni di salute che lo portano a subire interventi chirurgici delicati.
Dopo il seminario intraprende il percorso di noviziato presso la Compagnia di Gesù, si sposta in altre città fino alla laurea in filosofia; diviene poi insegnante in alcuni collegi e riceve la nomina di Superiore provinciale dell’Argentina e Rettore della facoltà di teologia e filosofia a San Miguel. A metà anni ottanta intraprende un ciclo di studi per terminare il proprio dottorato nella città europea di Francoforte sul Meno in Germania.
Rientrato in Argentina consolida il proprio percorso spirituale all’interno della congregazione cui appartiene nella città di Cordoba. Negli anni novanta ottiene alcune nomine di prestigio come quella di Vescovo ausiliare e Arcivescovo coadiutore nella città che gli ha dato i natali, divenendo nel duemilauno Cardinale per volontà di papa Giovanni Paolo II. Quando il Cardinale Antonio Quarracino passa a miglior vita Bergoglio gli succede, divenendo Primate d’Argentina anche per i fedeli di rito orientale.
Esempio più unico che raro adotta un modo di vivere umile e senza i privilegi del rango cui appartiene, ovvero non abita nella sede dell’Episcopato scegliendo un normale appartamento e assolvendo i propri compiti girando per la città a piedi o con l’autobus.
Negli anni bui della dittatura si distingue per la propria vicinanza ai perseguitati e agli emarginati arrivando a dare rifugio e una via di fuga ai casi più disperati. Al centro del messaggio del futuro papa c’è sempre il rispetto della persona e la misericordia per le debolezze e i peccati; centrale è il ruolo della famiglia basata sull’unione tra uomo e donna attraverso il matrimonio, ma invita i sacerdoti a battezzare sempre i bimbi nati da coppie non sposate o da donne nubili, inoltre considera l’amore coniugale espressione dell’amore divino e la procreazione manifestazione del disegno di vita tracciato dal Creatore.
Diventa il primo gesuita papa il giorno tredici marzo 2013 dopo ben cinque scrutini e si presenta alla folla festante di fedeli e curiosi con un semplice: “Fratelli e sorelle, buonasera!”. Anche da papa mantiene un stile sobrio e improntato alla concretezza dei gesti e al profondo senso di umanità e accoglienza. Sceglie il nome di Francesco ispirandosi a San Francesco d’Assisi, con tale decisione esprime a pieno il proprio alto senso della fede e dell’attenzione per gli ultimi. Particolare riguardo è rivolto ai sentimenti della pace e all’armonia del Creato, auspica sin dai primi giorni e dai primi interventi una Chiesa povera e per i poveri. Inoltre l’aver scelto come nome papale quello del patrono d’Italia rende ancora più saldo il legame con l’Italia e con gli italiani. Dallo stemma prescelto si evince che tra le somme virtù decantate dal Pontefice vi sono la devozione, la fedeltà, la castità, la giustizia e la santità oltre alla propria predilezione per la vergine Maria e san Giuseppe. Altro canone imprescindibile per adempiere il proprio percorso umano è quello della tenerezza come dimostrato dalla cura con cui accoglie i più piccoli e saluta affettuosamente i disabili. Francesco si ispira ai principi di carità, egli invita i sacerdoti e i cristiani ad accogliere l’intera umanità, in particolare chi è in condizioni di fame, sete, sofferenza, malattia o prigionia; Francesco esorta altresì a usare pazienza e attenzione nei confronti di chi invoca la misericordia del Padre Celeste. Diverse sono le riforme avviate dal Pontefice all’interno della Curia e della Santa Sede; a tale scopo ha istituito delle Commissioni Pontificie con specifiche funzioni istituzionali per poter svolgere al meglio la missione apostolica cui la Chiesa tutta è chiamata. Lo stesso codice penale vaticano è stato revisionato ed è stato abolito l’ergastolo e rientrano tra i reati perseguibili la tortura e i delitti contro i minori, di notevole fermezza la repressione dei casi di pedofilia in tutto lo Stato Vaticano, anche fuori dai confini territoriali per punire i comportamenti inappropriati degli appartenenti al clero cattolico.
Papa Francesco è particolarmente impegnato nel promuovere il dialogo e la risoluzione dei conflitti in campo internazionale, negli incontri con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede ha fermamente espresso il proprio cordoglio per la condizione dei civili nel conflitto siriano e chiede con decisione che si evitino ulteriori stragi di innocenti ovunque perpetrate. La sensibilità di questo Pontefice si estende ad ogni creatura vivente e non sono rari gli appelli affinché il pianeta Terra sia preservato e ogni creatura salvaguardata.
Ha nominato diversi Cardinali in diversi Concistori e ha intrapreso numerosi viaggi apostolici, in particolare nelle Giornate Mondiali della Gioventù ha esortato i giovani a farsi sentire, ovvero ad essere coraggiosi e coraggiose per andare controcorrente e per mantenere il cuore in festa e la mente libera da condizionamenti e da falsi valori che degradano e allontanano dalla verità e dall’amore per il prossimo.
Il giorno otto dicembre 2015 si è aperto il Giubileo Straordinario della Misericordia fortemente voluto papa Francesco quale momento di riflessione e preghiera affinché l’indifferenza che domina i singoli e permea le scelte dei governi si tramuti in soccorso e sostegno dei fratelli più deboli. Bergoglio ha indetto questo anno con l’auspicio che la misericordia del Signore infonda pace e ci ritrovi più forti e testimoni della condivisione che smarriti o dubbiosi. In questi mesi lo stesso papa e il suo clero offrono il perdono e l’accoglienza, nonché l’ascolto e la dedizione; il giubilo dato dalla speranza e il messaggio d’amore impresso nel Vangelo fanno dei fedeli cristiani dei messaggeri di Gesù simbolo di speranza e mitezza. Lo scorso venti novembre, secondo la liturgia che prevede appunto la cerimonia di chiusura, la Porta Santa di San Pietro è stata nuovamente sigillata, ma come ha ricordato il Pontefice: ” anche se si chiude la Porta Santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il cuore di Cristo.” Si aprono quindi i cuori dei pellegrini e dei cittadini che hanno seguito il cerimoniale e partecipato a questo momento di grande tensione spirituale e raccoglimento e che hanno fatto di Roma, ancora una volta, il centro mondiale della Cristianità.
Come ci insegna Papa Francesco non custodiamo i doni ricevuti, ma condividiamoli con fratelli e sorelle facendo comunità in un territorio ideale che abbraccia popoli e nazioni, nessuno si senta escluso ancorché debole e indifeso, col sostegno dei fratelli e delle sorelle, anche di altre religioni, verso un domani di rispetto e convivenza.
Grazie per la sua testimonianza Santo Padre e sincere felicitazioni per le sue prossime ottanta primavere.

Immagine dal sito www.ansa.it

di Carlo Tartarelli