ADESSO SONO CAVOLI AMARI PER TUTTI……
di Oscar Bartoli

di | 22 Gen 2017

Donald Trump is sworn in as the 45th president of the United States by Chief Justice John Roberts as Melania Trump looks on during the 58th Presidential Inauguration at the U.S. Capitol in Washington, Friday, Jan. 20, 2017. (AP Photo/Matt Rourke) `

Si è appena conclusa la cerimonia della inaugurazione della presidenza Donald Trump.

Il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti ha pronunciato un discorso di 10 minuti nel quale, nonostante le iperboli distribuite a piene mani sulla necessità per gli americani di unirsi fianco a fianco per la ricostruzione di un paese che egli giudica disastrato, (anche se tutti i dati economici lo smentiscono), il tono di fondo è sostanzialmente lo stesso usato sia nelle elezioni primarie che nella campagna presidenziale: un inno populista al confronto-scontro tra una Washington con tutte le sue degradazioni e l’americano medio, titolare di ogni qualifica di benemerenza

Sono evidenziate in questo intervento, espresso con una foga stridente con il momento e l’ambiente in cui si teneva l’evento, le promesse più volte fatte di fronte ad ogni platea che la presidenza Trump sarà in grado di creare posti di lavoro, salvaguardare le proprie frontiere, mantenere rapporti di consuetudine e amicizia con altri paesi purché vi sia l’interesse degli Stati Uniti.

Le televisioni che non sono “sdraiate” di fronte al nuovo inquilino della Casa Bianca, si sono soffermate con una certa crudeltà mettendo in evidenza gli ampi spazi deserti del Mall, a differenza degli oltre 2 milioni di persone che nel 2008 occuparono nonostante il freddo questa grande area per la inaugurazione di Barack Obama, il primo presidente di colore.

Donald Trump ha già annunciato che non intende mantenere nella Casa Bianca il corpo dei giornalisti che coprono la presidenza 24 ore su 24. Li sposterà in un’altra parte oppure, nella White House, sarà dato l’accesso solo a quei giornalisti e a quelle testate che sono favorevoli al nuovo presidente.

Questa amministrazione nasce con un grande punto interrogativo e il breve intervento del focoso settantenne dal riporto giallastro non ha certamente smussato le preoccupazioni che attanagliano metà del corpo elettorale americano e gran parte delle nazioni a livello internazionale.

Articolo pubblicato su Letter from Washington DC