I Balcani occidentali nel cammino di adesione all’Unione Europea
I Balcani occidentali nel cammino di adesione all’Unione Europea
In occasione del 60⁰anniversario dei trattati di Roma del 25 marzo, la “Konrad-Adenauer-Stiftung” ha organizzato a Roma una tavola rotonda per fare il punto sull’ingresso nell’Unione Europea dei Paesi dei Balcani occidentali: la Croazia è Paese membro dal 1⁰ luglio 2013, e sei altri Paesi intendono seguirla. Il Montenegro, la Serbia, gli Stati jugoslavi della Repubblica macedone e l’Albania sono ufficialmente Paesi candidati. I negoziati per l’adesione sono già stati aperti dal Montenegro e dalla Serbia. Potenziali candidati sono la Bosnia e l’Erzegovina, così come il Kosovo. Ma per diventare membro dell’UE un Paese deve intraprendere un percorso difficile (soprattutto per quelli ex comunisti): ha bisogno di sostegno e di tempo, perché l’integrazione europea viene regolamentata da un processo che stabilizza le normative rendendo le Istituzioni funzionali e democratiche.Ha introdotto la tavola rotonda Gunther Krichbaum, Presidente della Commissione per gli Affari europei del Bundestag tedesco: “Non bisogna dimenticare che l’UE ha garantito 70 anni senza guerre, ma nei Balcani la pace non è un concetto scontato, quindi è fondamentale dare una prospettiva per aderire all’Unione Europea. I Paesi vengono valutati in base ai loro progressi. Slovenia e Croazia sono già membri, ilMontenegro ha venti capitali di ampliamento, la Serbia neanche cinqueperché i capitali di Stato di Diritto e di buona vicinanza con il Kosovo sono ancora aperti.Infatti negli anni passati succedeva che gli Stati che si proponevano partissero con la “messa in regola” dei capitali più facili, poi il processo si arenava con la regolarizzazione di quelli più difficili (lasciati alla fine), mentre le popolazioni erano convinte che l’ingresso nell’UE sarebbe avvenuto in tempi brevi. Si dovrebbero quindi invertire i capitali, mettendo i più difficili all’inizio.Le adesioni per l’ingresso nella UE sono state a volte troppo frettolose, come nel caso di Romania e Bulgaria le quali – anche se sono Paesi limitrofi che dovrebbero convivere e non ignorare i reciproci potenziali – tra di loro non hanno rapporti. Nessuno dei Paesi dei Balcani occidentali aderirà all’Europa durante il periodo di Juncker: Kosovo e Macedonia sono ancora all’inizio, anche se la Macedonia ha iniziato questo percorso da molto tempo è in disaccordo con la Grecia anche sul nome che dovrebbe adottare; in Bosnia ed Erzegovina c’è una situazione scoraggiante dato che esistono divisioni che non c’erano neanche durante la guerra, con entrate diverse per etnia persino nelle scuole elementari. Questi Paesi avranno il loro posto in Europa ma da loro dobbiamo pretendere una vera riconciliazione, una maggiore stabilità per una migliore cooperazione – anche economica – nell’interesse delle loropopolazioni, dato chei loro cittadini saranno cittadini dell’UE. Ad esempio la battaglia che la Romania sta portando avanti contro la corruzione per noi è incoraggiante ed anche la Turchia dovrebbe sentirsi chiamata in causa.”
Il Vertice di Trieste del prossimo 12 luglio sarà un’occasione fondamentale per i Balcani: dalla sua creazione l’Unione Europea sta attraversando la più difficile e la più lunga delle crisi ma è convita sia necessario portare avanti l’accoglienza di una parte d’Europa che condivide gli stessi valori ed interessi, pur regnando una profonda diversità di vedute e di approcci tra gli Stati membri per quanto concerne gli obiettivi prioritari e le soluzioni da intraprendere. Preoccupazioniconfermate dal lancio del Libro Bianco sul futuro dell’UE, che in questi giorni la Commissione europea sta ultimando e che sarà presentato a Roma il 25 marzo per ribadirne il ruolo di verifica, monitoraggio e sostegno. Inoltre, per evitare nuovi conflitti, l’UE dovrà rimanere unita e diffondere il valore della pace, dato che anche per i Balcani questa è un’epoca difficile non essendoci collaborazione tra i Paesi della regione,con unasituazione politica incandescente in Macedonia.
Presente alla tavola rotonda il Senatore Pier Ferdinando Casini, Presidente della Commissione Affari esteri ed emigrazione del Senato della Repubblica: “Elementi di preoccupazione derivano dalla provenienza di finanziamenti occulti e di foreign fighters da alcuni Paesi balcanici, e di droga dall’Albania. L’Unione Europea può funzionare da deterrentecontro il ritorno ad un passato buio, in agguato in Romania e Bulgaria dove i problemi sono sopiti ma esistenti. Da sottolineare che il 25 marzo a Roma non è stato invitato nessuno dei Paesi canditati all’ingresso nell’UE, mancato invito che li ha molto amareggiati. Evidentemente non si vuole avere come ospite la Turchia, che con la sua presenza fisica avrebbe sollevato aspettative mal viste dall’elettorato.”
Inoltre a fine marzo si svolgerà a Roma il Processo di Berlino, iniziativa diplomatica legata all’allargamento dell’Unione Europea ai Paesi dei Balcani occidentali e lanciata nel 2014 dalla Germania di Angela Merkel, quando ancora non si immaginavano le difficoltà odierne: l’UE in questo periodo oltre a far fronte alle fatiche dell’allargamento ha dovuto fare i conti con le difficoltà d’integrazione e con le politiche nazionaliste di Russia e Stati Uniti. “Anche il Vertice di Trieste del prossimo 12 luglio è stato concepito dalla Merkel quando capì che nella fase stazionaria in cui si trovava l’Europa ci si sarebbe dovuti concentrare sui Balcani occidentali. Per una maggiore stabilità dell’area e capacità d’interlocuzione – e per una maggiore sicurezza– si è obbligati a portare questi Paesi nell’UE. Il processo del Montenegro è quasi concluso. A Trieste si parlerà di come collegare le reti di trasporto con le reti europee, degli investimenti sul futuro, delle iniziative rivolte ai giovani, dello sviluppo economico e commerciale delle piccole-medie imprese e dell’istituzione di una governance anticorruzione. La preoccupazione maggiore è per la Macedonia che rappresenta la situazione più “bloccata” ma che potrebbe sbloccare molto negativamente quelle limitrofe”ha concluso il dibattito il Min. Plen. Michele Giacomelli, Inviato speciale del Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per il Vertice del Processo dei Balcani Occidentali.
di EJF