“I PATTI DI ROMA SONO ATTUALI?”
di Elisa Josefina Fattori

di | 25 Mag 2017

60 anni ddel parl_singolo a colori

In occasione del 60⁰ anniversario della firma dei Trattati di Roma, la Rappresentanza in Italia della Fondazione Konrad-Adenauer-Stiftung ha aperto un dialogo sull’evoluzione dell’idea di Europa e sulla sostenibilità dell’Unione Europea. Vi è ampio consenso tra i partner europei sul fatto che l’Unione stia vivendo la crisi più lunga e difficile dalla sua creazione e regna una profonda diversità di vedute e di approcci tra gli Stati membri per quanto concerne gli obiettivi prioritari e le soluzioni da intraprendere. Con la tavola rotonda tenutasi martedì 23 maggio 2017 presso il Centro Studi Americani di Roma ci si è interrogati sul ruolo dell’UE per l’Asia, su come sono viste le sfide che l’Unione dovrà affrontare, su cosa viene percepito in Asia e in America in maniera positiva e negativa, e in quale direzione si svilupperanno i rapporti fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti.
Così Frances Burwell, Distinguished Fellow dell’Atlantic Council ha spiegato come l’UE viene considerata dagli USA: “Oltre al 60⁰ anniversario della firma dei Trattati di Roma è opportuno ricordare il 70⁰ anniversario del Piano Marshall, perché queste ricorrenze presentano elementi di continuità. Il Piano Marshall trovava ragione nella convinzione che l’America avesse bisogno di un grande ed unico mercato europeo, necessità talmente ovvia che oggigiorno capita gli americani tendano a dimenticarsene. Inoltre l’America è legata all’UE da valori comuni anche se dopo la fine della guerra fredda c’è stata una perdita d’interesse verso l’Europa, tenuto comunque acceso dalla prospettiva militare della NATO. Dal 2009 – dopo la crisi finanziaria e migratoria, l’attacco all’Ucraina, la Brexit e l’ascesa di Marine Le Pen – l’America è stata costretta a fare delle considerazioni sull’Europa e si è domandata se questo progetto stesse fallendo. Ora l’avvento di Macron ha portato una ventata d’ottimismo e l’opinione pubblica americana è ritornata europeista (seppur per un periodo aveva favorito l’Asia). Durante l’amministrazione Obama l’UE sembrava un “problema risolto” per gli Stati Uniti e c’era la convinzione che l’Europa dovesse “prendersi le proprie responsabilità”; ovviamente, dopo l’attacco all’Ucraina, Obama è intervenuto inviando aiuti militari ma oggi gli americani si aspettano che l’Europa sia più indipendente proprio per essere un partner, non un peso. Il dialogo deve essere tenuto aperto anche su quelli che sono i valori comuni, come la privacy, l’assistenza sanitaria gratuita e la gestione della Polonia e dell’Ungheria.”
Yeo Lay Hwee, Direttrice dello European Union Centre Singapore, ha sottolineato che: “L’Asia non ha una visione comune sull’UE perché viene considerata in maniera diversa da Cina, Giappone ed India. Inoltre in Asia si capisce poco dell’UE: si fraintende l’Europa geografica con l’UE politica e soprattutto nei Paesi del sud-est asiatico la conoscenza è esigua, c’è più comprensione in Cina, ma comunque la sensazione diffusa è che sia in declino. L’UE veniva vista come potenza economica, mentre l’America è da sempre percepita come protagonista della sicurezza mondiale. L’Europa ha dovuto confrontarsi con la crisi del debito nel 2012, nel 2014 con la crisi in Ucraina, nel 2015 con quella migratoria e nel 2016 con la Brexit. Prima del 2011 la percezione riguardo l’UE era più positiva a livello commerciale, invece dal 2011 i termini per descriverla in TV sono stati: “delusione” e “disfunzionalità burocratica”. Inoltre quando un Paese asiatico dispone di corrispondenti a Bruxelles si ha – riguardo all’UE – una percezione più positiva, altrimenti si è più “euroscettici”. Anche il populismo antislamico ha danneggiato l’immagine dell’Europa. Nel 2006 il 58% dei cinesi pensava che l’Europa avesse un’influenza positiva a livello globale, nel 2013 la percentuale è scesa al 40%. Il 2017 sarà l’anno di svolta con la vittoria di Macron: ci si aspetta che l’Europa diventi più organizzata nella sicurezza e più indipendente dagli americani in politica estera.”
Ha concluso l’incontro Silvia Francescon, Direttrice dell’European Council on Foreign Relations a Roma: “L’impressione è che l’UE non si conosca adeguatamente, mentre il modo in cui ci si percepisce influisce sul come si viene considerati e su come la politica ti definirà. Macron ha già contribuito a cambiarne la percezione, perché la modalità con la quale si è servito dell’Europa nella narrazione della campagna elettorale non è mai stata così diretta a livello comunicativo. Gli europei sanno chi sono? Obama nel 2016 ha dichiarato che gli Stati Uniti – ed il mondo – hanno bisogno di un’Europa unita e democratica. Sicuramente i temi su cui L’Europa e gli Stati Uniti attualmente non riescono a trovare un accordo sono quelli della pena di morte, del protezionismo a livello commerciale, del clima e dei flussi migratori. L’Europa è il continente più ricco e il più prosperoso del mondo ma non dà la sicurezza necessaria per essere percepito come partner, mentre gli Stati Uniti vorrebbero un’Europa più forte soprattutto in Medio Oriente e in Africa.”

Immagine dal sito www.quirinale.it

di Elisa Josefina Fattori