INTERVISTA A ROBERTO FANELLI – Scienziato
Head, Department of Environmental Health Sciences IRCCS- Mario Negri Institute for Pharmacological Research

di | 1 Ago 2017

Opera di Adam Nicklewicz

                   Opera di Adam Nicklewicz

Lo sviluppo delle attività umane nell’ambito industriale (dal dopoguerra ai giorni nostri) ha comportato un rilevante e complesso fenomeno di contaminazione dell’ambiente con effetti sulla salute dell’uomo, quali malattie, sindromi etc… sono state rilevate ?
Certamente lo sviluppo industriale dopo la seconda guerra mondiale ha prodotto con l uso intensivo delle risorse e la loro trasformazione un rilascio nell’ambiente di enormi quantità di composti chimici quasi assenti in precedenza. E’ importante rimarcare che una esposizione importante a questi composti si è avuta da parte degli operai nelle fabbriche, le sorgenti di contaminazione. Solo successivamente si è prestata attenzione al fatto che le emissioni delle fabbriche si disperdevano nell’ambiente e quindi anche la popolazione generale subiva l esposizione anche se a dosi più basse. Da non trascurare anche l effetto delle pratiche agricole dov’è con l introduzione dei nuovi pesticidi persistenti migliorava notevolmente la produttività ma si contaminava l ambiente con composti la cui vita media era di decine di anni. Gli effetti sulla salute che comprendono in pratica tumori, malattie neurologiche e cardiovascolari sono ben documentate nel caso di popolazioni occupazionali per singole fabbriche o produzioni e, nel caso degli agricoltori, per il tipo di pesticida usato, esistono casi anche di malattie dovute all’esposizione a concentrazioni elevate di sostanze chimiche da luoghi produttivi in seguito a incidenti. Per la popolazione generale, esposta a concentrazioni minori degli inquinanti, le reazioni causa effetto sono più difficili da stabilire e richiedono studi epidemiologici che riguardano popolazioni molto numerose. Solo recentemente e’ stato dimostrato ad esempio che l’esposizione all’inquinamento atmosferico nelle grandi aree urbane e’ responsabile di malattie cardiovascolari e di numerosi decessi.

Esiste un’azione volta a comprendere fenomeni di impatto specifico sulla salute umana?
Esistono e sono in corso come parte delle attività di prevenzione degli studi epidemiologici mirati a rilevare differenze nell’incidenza di malattie in popolazioni per le quali si presume esista una particolare esposizione ad agenti chimici o fisici per i quali si individua una situazione rischio.

L’analisi dei rapporti causa-effetto ( in termini di inquinamento) e conseguente impatto sulla salute umana cosa ha prodotto?
Gli studi condotti su animali da esperimento e su popolazioni esposte hanno prodotto linee guida sui massimi livelli ammissibili di esposizione a moltissime delle sostanze nell’aria, suolo, acqua e alimenti, questo fa sì che in generale l’esposizione a concentrazioni pericolose abbia una bassa probabilità.

Le informazioni inerenti l’impatto dell’inquinamento sulla salute dell’uomo e sull’ambiente è requisito essenziale per elaborare un piano di individuazione di una specifica prevenzione e il conseguente sviluppo di moderne tecnologie nei settori della chimica, della biologia, delle biotecnologie , qual’ è la situazione?
Ci sono numerosi esempi che dimostrano come l’individuazione di un rischio giudicato inaccettabile ha portato a una revisione dei limiti di emissione nell’ambiente e a cascata l introduzione di tecnologie più efficaci, bisogna dire però che mentre i tempi di introduzione di nuove sostanze e tecnologie e’ rapidissimo, i tempi di individuazione dei rischi e l implementazione di misure di mitigazione sono molto più lenti e anche legati alla scarsità di fondi per la ricerca indipendente e alla limitata efficienza dei controlli.

Ad esempio, molti ci chiedono della sensibilità chimica multipla, cos’è ? Se crea scompensi pesanti e malesseri nelle persone per inquinamento ambientale, perché non curarla al pari di vere e proprie malattie ?
La sensibilità chimica multipla è una condizione clinica per cui coloro che ne sono affetti mostrano una sensibilità abnorme nei confronti di sostanze presenti in piccolissime quantità negli ambienti di vita normali e che sono tollerate senza particolari problemi dalla maggior parte delle persone. I sintomi più frequenti sono, malessere generale, senso di stanchezza, nausea, tachicardia, mal di testa, vertigine, perdita di memoria, ansia, depressione, dolori muscolo scheletrico e disturbi gastrointestinali. Si tratta come si può vedere di sintomi abbastanza generici che non permettono di eseguire una diagnosi definita. Purtroppo i meccanismi per cui si sviluppano i sintomi che sono spesso invalidanti e impediscono una condizione di vita normale sono ancora sconosciuti e quindi non è stato possibile rendere disponibili farmaci specifici per questa patologia. Spesso si fa ricorso al fai da te o ci si affida a persone o organizzazioni che traggono profitto da questa situazione. Le terapie si limitano alla mitigazione dei sintomi attraverso l eliminazione dell’ esposizione a sostanze ritenute responsabili delle crisi e a farmaci per diminuire gli effetti neurologici della patologia.

Nell’elenco ufficiale delle malattie rare non troviamo molte patologie lamentate da tantissime persone, perché non vengono accertate e inserite ?
Il percorso di inserimento di una patologia nell’elenco delle malattie rare è complesso, i due elementi più importanti sono una omogeneità clinica che comporta la necessità di una diagnosi sicura , ad esempio con test genetici, e la sua rarità , ovvero una prevalenza non superiore a 5 persone affette ogni 10000. La lista viene aggiornata a livello europeo due volte all’anno anno dopo che commissioni di esperti hanno analizzato le nuove pubblicazioni scientifiche disponibili . Le malattie rare riconosciute , il numero aumenta in continuazione legato ai progressi delle conoscenze scientifiche , è di alcune migliaia e per la maggior parte di esse non esistono ancora terapie.

Dottore, esiste un certo condizionamento dell’industria farmaceutica nelle scelte della tutela della salute?
Le industrie farmaceutiche , come tutte le industrie, hanno come scopo di ottenere risultati economici dalla loro attività, per ottenere questo risultato i loro prodotti, i farmaci, devono essere venduti e utilizzati dal maggior numero di persone e quindi la ricerca da parte delle industrie viene orientata in modo particolare verso quelle patologie che comprendono il maggior numero di pazienti ( tumori, malattie cardiovascolari etc…) restano scoperte la maggior parte delle altre patologie che possono contare sulle ben più limitate risorse dei finanziamenti pubblici per la ricerca indipendente. Esistono anche iniziative che originate da associazioni di pazienti o da organizzazioni no profit finanziano ricerche su specifiche patologie ad opera di istituti di ricerca indipendenti per lo sviluppo di farmaci. Si tratta comunque di una situazione eticamente poco accettabile che dovrebbe essere in qualche modo corretta per il futuro.

Biografia Roberto Fanelli

Roberto Fanelli - 377x400 - www-marionegri-itNato a Milano nel 1944, si è diplomato in chimica nel 1964 presso l’Istituto Tecnico Ettore Molinari di Milano: nello stesso anno ha vinto una borsa di studio e ha iniziato a svolgere attività di ricerca presso il Laboratorio di Farmacologia Biochimica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. Nel 1973, sempre come borsista dell’Istituto Mario Negri, si è laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano.
Dal 1974 al 1975 é stato Assistant Professor di Biochimica presso l’Institute for Lipid Research del Baylor College of Medicine (Houston, USA). Al ritorno è entrato a far parte dello staff permanente dell’Istituto Mario Negri di Milano come ricercatore. Nel 1976, in occasione dell’incidente di Seveso, ha organizzato e coordinato un gruppo di ricercatori che hanno partecipato alle ricerche sulla contaminazione del territorio e degli ecosistemi.
Nel 1978 ha fondato il Laboratorio di Farmacologia e Tossicologia Ambientali dell’Istituto Mario Negri, dove ha svolto attività di ricerca nel campo delle relazioni tra composti chimici e sistemi biologici, coordinando il lavoro di circa 25 ricercatori.
Dal settembre 1997 è responsabile del Dipartimento Ambiente e Salute dove coordina le attività di 4 Laboratori e due Unità di ricerca dell’Istituto Mario Negri di Milano .
I principali interessi di ricerca sono lo sviluppo di metodologie innovative per la misura di composti chimici nell’ambiente e nei sistemi biologici e lo studio delle relazioni tra esposizione a composti chimici ed effetti tossici.
Ha coordinato numerosi progetti di ricerca nazionali (CNR) e internazionali (NATO) ed é stato Temporary Adviser dell’OMS per il problema delle emissioni degli inceneritori.
E’ autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali relative agli argomenti di ricerca sopra indicati.
Ha organizzato il convegno internazionale “Il ruolo dell’incenerimento nello smaltimento dei rifiuti” (Milano 25-26 ottobre 1994).
Ha organizzato il convegno internazionale “Chemistry, Man and Environment” (Milano 1996).
Ha fatto parte del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Lombardia per l’Ambiente per le attività relative ai rischi chimici; della Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale e del panel scientifico “Contaminanti della catena alimentare” dell’EFSA (European Food Safety Agency).
E’ membro della Commissione Consultiva Prodotti Fitosanitari (Ministero della Salute);
E’ un Eurotox Registered Toxicologist.

Biografia dal sito www.marionegri.it

di Sabrina Corradi