Una decina di Paesi valutano di seguire Trump su Gerusalemme
Una decina di Paesi valutano di seguire Trump su Gerusalemme
Nel giorno di Natale l’annuncio del Guatemala, cui presto seguirà l’Honduras. Gli Usa intanto tagliano 285 milioni di dollari al bilancio Onu
La “guerra delle ambasciate” non si ferma per le festività. La diplomazia israeliana funziona a pieno regime e aggiorna il numero dei Paesi che sarebbero pronti a seguire le orme di Usa e Guatemala trasferendo la propria ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Fuori dall’ufficialità, e con la garanzia dell’anonimato.
Fonti del ministero degli Esteri israeliano si spingono con HuffPost a fare dei nomi, ritenuti “altamente probabili”. In Sud America, il Guatemala non dovrebbe essere l’unico Paese a seguire le indicazioni della Casa Bianca: nella stessa direzione, sempre secondo fonti israeliane, dovrebbero Honduras, Paraguay e Bolivia (questi ultimi due Paesi hanno già da tempo la loro sede diplomatica a Mevasseret Zion, un sobborgo 10 km ad ovest di Gerusalemme. Altro Paese dato per quasi certo è la Micronesia, mentre in Europa, Israele sta provando a forzare la mano ad alcuni dei Paesi astenutisi nel recente voto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: lo Stato ebraico può contare sul sostegno dell’Ungheria di Orban e della Repubblica Ceca di Zeman, anche se questo non significa che Budapest e Praga ufficializzeranno a breve la scelta del trasloco.
Più probabile è che un annuncio del genere possa venire da qualche repubblica baltica (Lituania, ad esempio) che per la minacciosa vicinanza del “gigante” russo sentono più forte la dipendenza dagli Stati Uniti. Il primo a seguire The Donald è stato il presidente del Guatemala Jimmy Morales. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha salutato con “grande soddisfazione” la decisione di Morales. “Altri lo seguiranno”, si dice certo Netanyahu. Chi quantizza quel seguito è la vice ministra degli Esteri israeliana Tzipi Hotovely, rivelando che Israele è stato contattato da “almeno dieci Paesi alcuni dei quali Europei”, senza tuttavia specificare quali. La “caccia” è iniziata. Intrecciando quanto confidato ad HuffPost e le “supposizioni” della radio pubblica israeliana, all’elenco sopra indicato andrebbero aggiunti le Filippine, il Sud Sudan è la Romania.
Dal canto loro, le autorità palestinesi hanno qualificato come un “atto ostile” la decisione guatemalteca, come in precedenza era stato fatto per l’apripista Usa. “E’un atto ostile e illegale che va totalmente contro i sentimenti di coloro che dirigono le Chiese a Gerusalemme”, afferma in un comunicato il ministero degli Esteri palestinese. Ancora più esplicito, con HuffPost, è il segretario generale dell’Olp, Saeb Erekat. “Stati Uniti e Israele – dice Erekat raggiunto telefonicamente nel suo ufficio a Gerico – cercano di trasformare lo smacco subito con il voto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite – esercitando pressioni, in alcuni casi veri e propri ricatti, con i Paesi che hanno seguito Trump e con quelli che si sono astenuti”. Pressioni di natura politica, economica di supporto militare. “Ma noi – afferma ancora Erekat, storico capo negoziatore palestinese – non assisteremo passivamente a queste manovre. E’ nostra intenzione far leva sul voto al Palazzo di Vetro, per convincere altri Paesi, oltre a quelli che l’hanno già fatto, a riconoscere lo Stato di Palestina entro i confini del ’67 e con Gerusalemme Est come sua capitale.
Gli Usa, intanto, hanno deciso di tagliare 285 milioni di dollari al bilancio Onu dei prossimi due anni. “L’inefficienza e le spese facili delle Nazioni Unite sono ben note”, ha denunciato l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikky Haley, “e noi non consentiremo più che la generosità del popolo americano sia sfruttata”.
Il taglio è significativo sul bilancio Onu che nell’anno fiscale 2016-2017 è stato in totale pari a 5,4 miliardi di dollari.
La mossa è la prima rappresaglia Usa al voto di tre giorni fa con cui l’Assemblea Generale ha bocciato la decisione del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale “unica e indivisibile” di Israele e di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv. Sono stati ben 128 i Paesi, tra cui l’Italia insieme alla totalità dei Paesi Ue più importanti, a votare contro lo strappo di Trump. Haley aveva promesso che gli Usa si sarebbero ricordati di chi gli ha voltato le spalle.
dal sito www.huffingtonpost.it