LE INCOGNITE DI FINE LEGISLATURA

René Magritte, The Pleasure Principle
L’imminente scioglimento delle camere alimenta inquietudini e interrogativi, in ordine agli equilibri politici che si potrebbero delineare nella nuova legislatura, in seguito alle elezioni di marzo. Più ancora che nelle precedenti consultazioni almeno di quelle più recenti, in cui si ragionava in termini di bipolarismo in questa occasione le analisi concordano sul rischio di un quadro iniziale di tendenziale ingovernabilità, ossia di un dato dal quale non emergerebbe una ben precisa maggioranza parlamentare. Secondo i sondaggi che vengono diffusi, senza un accordo che coinvolga almeno due dei quattro maggior i schieramenti ,ora tutti contrapposti e alternativi tra loro, sembra assai difficile una prospettiva di governo. Con i numeri ipotizzati, pur tenendo conto di varianti che potrebbero registrarsi rispetto ai sondaggi, ciascuno dei maggiori schieramenti o formazioni non arriverebbe ad una posizione di maggioranza assoluta nelle due camere. Le marcate differenze e diffidenze che si registrano tra gli stessi schieramenti suscitano peraltro fondate perplessità sulla possibile conclusione di alleanze ibride e di “larghe intese”. Queste restano pur sempre possibili in un Paese politicamente assai “mobile” come il nostro e, in qualche modo, in linea con una certa tendenza europea di rivolgimento degli schemi bipolari classici che si sta delineando negli ultimi anni, ma devono fare i conti con le distinzioni marcate che già si avvertono all’interno di alcune delle formazioni concorrenti e, in particolare, delle due coalizioni in corso di costituzione centrodestra a trazione berlusconiana e centrosinistra a prevalenza PD renziano che più sono “sospettate” di possibili intenti di “larghe intese”, sia pure necessitate dalle esigenze di governabilità, dopo le elezioni. In altri termini, più espliciti, sarebbe ben difficile per i partiti di Salvini e Meloni accettare un’intesa di governo con Renzi, così come quegli amici di partito e quegli alleati di quest’ultimo, collocati alla sua sinistra, opporrebbero serie resistenze ad un’alleanza con il centrodestra. E questo vale, naturalmente, anche per altre eventuali ipotesi un po’ troppo “alchimistiche”. Si delinea, dunque, uno scenario carico di incognite che potrebbe anche preludere ad una condizione di cronica instabilità e al rischio di nuove elezioni a breve, dopo quelle di marzo. Questo in un Paese che ha uno stringente bisogno di governo, di riforme, di semplificazioni e razionalizzazioni burocratiche, di politiche industriali e di investimenti, di interventi migliorativi nelle aree del fisco, della giustizia, della finanza locale. Non resta, dunque, che auspicare che le riflessioni natalizie inducano una spinta verso un’armonizzazione delle aggregazioni politiche e una chiarezza delle posizioni e dei programmi contrapposti. Condizioni che potrebbero consentire un esito elettorale in grado di procurare subito un esecutivo stabile al Paese.
di Alessandro Forlani