UNA POLITICA CHE SI PARLA ADDOSSO

di | 1 Mar 2018

Opera di Igor Morski

                            Opera di Igor Morski

Ormai siamo nella fase finale di una campagna elettorale descritta dai maggiori osservatori come sterile, confusa, rissosa, in definitiva brutta e autoreferenziale. Non potrebbe essere altrimenti, visto che i maggiori attori politici si concentrano più sui presunti scandali o vizi altrui, invece di spiegare al vasto pubblico quali siano le proprie proposte per le quali gli elettori li dovrebbero scegliere.
A guardare bene ciò era inevitabile, viste le premesse. Si arriva al voto con una legge elettorale (il cosidetto Rosatellum) partorito in fretta e in furia per scongiurare una normativa elettorale figlia di sentenze della Corte Costituzionale (Consultellum) sulla parziale illegittimità della legge precedente (Porcellum) che dunque per sua stessa natura non poteva assicurare una coerenza interna e piena omogeneità dell’intero sistema elettorale. Inoltre il Rosatellum era l’ultimo tentativo di “salvare il salvabile” dopo che alla boa del primo voto parlamentare era naufragato l’apparente ampio accordo tra i maggiori gruppi per un sistema elettorale (tedeschellum) nato a seguito della bocciatura referendaria di un ulteriore sistema elettorale (Italicum).
Con queste premesse si spiega il motivo perché ancora oggi invece di confrontarsi su quali misure il nuovo governo dovrebbe adottare nei prossimi cinque anni, ci si concentra su come un “governo senza maggioranza” potrebbe fare una ennesima legge elettorale per riportare il paese al voto.
Sembra dunque che le varie forze politiche si attrezzino non per vincere l’attuale competizione elettorale, ma per non far vincere l’altro competitor, tanto più se “l’altro” fa parte od è limitrofo al proprio schieramento. Con questa filosofia sono nate liste che hanno l’obiettivo dichiarato di non far raggiungere la maggioranza ad un altro partito. Sono in campo più candidati premier nello stesso schieramento, sia in modo esplicito, con nomi diversi nei simboli dei partiti di candidati premier che appartengono formalmente alla medesima coalizione, sia rimandando nei fatti a cosa succederà il 5 marzo per decidere il nome da proporre al Presidente della Repubblica per l’eventuale incarico.
Tutto ciò apre dibattiti, sotterfugi, strategie di palazzo che tutto fanno tranne che riavvicinare i cittadini alla politica. Una campagna elettorale percepita lontana dalle reali esigenze quotidiane, incapace di ascoltare, perché monopolizzata da candidati unicamente impegnati a parlarsi addosso su questioni che sembrano appassionare solo chi ne viene toccato personalmente.
Si ha l’impressione di una falsa partenza. Teorizzando il risultato di un grande pareggio o la “non vittoria” di tutti, il dibattito tra i commentatori scivola inesorabilmente su cosa succederà dopo: Quale governo, quali leader e quali partiti ci porteranno alle successive elezioni ormai imminenti ?
Così facendo però si perde l’oggetto del contendere: la credibilità della politica nel rappresentare la volontà del popolo, avanzando proposte credibili in grado di attrarre l’interesse dei cittadini. Speriamo che in questi ultimi giorni si riesca ad uscire da una campagna elettorale infarcita di gossip e improbabili effetti speciali. La Politica dovrebbe tenere bene in mente per la sua credibilità che prima del 5 viene il 4 marzo, con i suoi risultati e dati di affluenza elettorale, vero termometro per capire lo stato di salute e il futuro della Democrazia in Italia.

di Paolo Acunzo