“Alfie Evans è morto. Il mio gladiatore si è arreso e si è guadagnato le ali”. L’annuncio della mamma su Facebook
Il bimbo, 23 mesi, è spirato nella notte all’ospedale di Liverpool dopo cinque giorni senza respiratore. “Siamo distrutti”
Il piccolo Alfie Evans è morto. Lo hanno annunciato entrambi i genitori su Facebook. “Al nostro bimbo sono spuntate le ali intorno alle 2.30. I nostri cuori sono spezzati. Grazie a tutti per il sostegno”, scrive la mamma del piccolo Alfie, Kate James. “Il mio gladiatore si è arreso e si è guadagnato le ali. Abbiamo il cuore spezzato. Ti voglio bene figlio mio”, scrive il padre, Thomas Evans sempre sul social network.
Il bimbo, 23 mesi, è spirato nella notte all’ospedale di Liverpool dopo cinque giorni senza respiratore. “Siamo distrutti”
Un ultimo disperato appello nella notte via Facebook, ai sostenitori dell’Alfie’s Army, a mandare “preghiere” e “100 profondi respiri al nostro guerriero” è arrivato da Sarah Evans, zia del piccolo Alfie. Era il segnale della crisi fatale per il bambino, dopo una giornata trascorsa ieri apparentemente senza novità, con i genitori, Tom e Kate, ormai rassegnati alla fine delle speranze di un trasferimento in Italia e impegnati a dialogare con i medici dell’ospedale Alder Hey di Liverpool sulla possibilità di riportarlo a casa.
ALFIE EVANS OFFICIAL
Si è chiusa nel modo più amaro per i genitori di Alfie Evans, Tom e Kate, due generosi ragazzi inglesi del popolo poco più che 20enni, la battaglia per cercare di dare una speranza al loro piccolo: un bambino di nemmeno due anni colpito da una grave patologia neurodegenerativa non diagnosticata esattamente che aveva come spento una parte del suo cervello, pur senza ridurlo mai all’incoscienza totale.
Una battaglia legale, e di opinione pubblica, durata quasi sei mesi. A innescarla, la richiesta dei medici dell’ospedale pediatrico Alder Hey di Liverpool, convinti che non ci fosse più nulla da fare e che ogni cura fosse ormai “inutile”, di staccare la spina. Un atto a cui Tom e Kate si sono opposti fin da subito, ma senza riuscire a spuntarla. Forte della legge britannica, lo staff ospedaliero si è rivolto già a dicembre del 2017 ai tribunali del Regno, che in una serie di sentenze – a partire dal verdetto chiave emesso dal giudice dell’Alta Corte britannica Anthony Hayden a febbraio – hanno ripetutamente dato il via libera agli uomini in camice bianco e hanno sempre risposto ‘no’ ai genitori. Non sono serviti i ricorsi alla Corte Suprema di Londra, né quella alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (chiamatasi fuori con una doppia pronuncia di “inammissibilità”). E neppure gli appelli del Papa e la concessione della cittadinanza italiana per motivi umanitari, decisa il 23 aprile sullo sfondo della disponibilità del Bambino Gesù di Roma e del Gaslini di Genova di continuare a dare assistenza al piccolo su richiesta del papà e della mamma.
La sera dello stesso 23 aprile – in esecuzione di quanto stabilito dalla giustizia britannica e a dispetto delle proteste degli Evans e di un esercito di sostenitori (denominato Alfìs Army) radunato di fronte all’ospedale di Liverpool, ma soprattutto online – i medici hanno infine staccato la ventilazione assistita. Alfie, contro tutte le attese, ha resistito da “guerriero” – nelle parole di papà Tom – respirando da solo per quattro giorni. E lasciando spazio a un estremo ricorso perduto in appello, prima della resa e dell’apertura di un dialogo dei genitori con i medici per riportarlo almeno a casa. Quando ormai non c’era più tempo. Alfie era nato a Liverpool il 9 maggio 2016 e a Liverpool ha chiuso gli occhi per sempre attorno alle 2,30 del 28 aprile 2019. Una decina di giorni prima del suo secondo compleanno.
Le tappe:
MAGGIO 2016. Nasce a Liverpool il piccolo Alfie Evans dai genitori ventenni Tom Evans e Kate James. Il bambino, dopo i primi mesi di vita, sembra debole e viene sottoposto a diverse visite mediche.
DICEMBRE 2016. Il bimbo viene portato d’urgenza all’Alder Hey Hospital a Liverpool dopo aver perso conoscenza, in preda alle convulsioni. Le sue condizioni peggiorano e cade in coma. La diagnosi è infausta: Alfie soffre di una malattia neurodegenerativa sconosciuta.
ESTATE 2017. Il padre lancia su Internet “l’Esercito di Alfie” raccogliendo il sostegno di migliaia di persone. I genitori si rivolgono al dottor Michio Hirano, il neurologo americano che aveva aiutato Charlie Gard, il bambino inglese protagonista di una vicenda simile. Speranze arrivano anche dallo Utah e dall’Italia.
DICEMBRE 2017. L’ospedale dichiara di aver esaurito tutte le opzioni possibili per Alfie e si oppone al desiderio dei genitori di trasferire il piccolo al Bambin Gesù di Roma per tentare nuove cure sperimentali. I medici esprimono l’intenzione di appellarsi all’Alta Corte per avere il via libera a staccare Alfie dalle macchine che lo tengono in vita.
FEBBRAIO 2018. Il caso finisce in tribunale e il giudice Anthony Hayden dà il via libera al piano di fine vita dei medici, ma i genitori non si danno per vinti e promettono battaglia.
MARZO 2018: La richiesta di trasferire Alfie in Italia viene ripresentata in diverse sedi – Alta corte, Corte d’appello, Corte suprema e Corte europea per i diritti dell’uomo – ma viene sempre respinta.
APRILE 2018. Tra i ricorsi, prosegue la battaglia legale dei genitori. Papà Tom vola a Roma e incontra Papa Francesco che nelle sue udienze pubbliche ha più volte esortato a pregare per il piccolo Alfie. Il 23 aprile il governo italiano gli concede in extremis la cittadinanza, nella speranza che questo porti a un suo trasferimento a Roma. La sera stessa il bimbo viene staccato dalle macchine ma resiste e continua a respirare. Il 24 aprile una nuova udienza dell’Alta Corte nega per l’ultima volta l’ipotesi di portarlo in Italia ma apre al suo ritorno a casa, condizione che non si riesce a realizzare. Il bimbo muore alle 2.30 di notte del 28 aprile.
dal sito www.huffingtonpost.it