RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2018: TRA SOGNI E REALTÀ
di Gianfilippo Elti di Rodeano

Opera di J. Yerka
Dal 2006 al 2018 la mobilità italiana ( italiani iscritti all’AIRE – Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) è passata da circa 3,1 milioni di iscritti a oltre 5,1 milioni con un aumento di oltre il 64 per cento.
All’inizio di questo 2018 all’ AIRE risultavano iscritti 5.114,469 pari all’otto e mezzo per cento dei 60,5 milioni di residenti in Italia, con un aumento di iscritti nell’ultimo anno di oltre 140 unità e del 2.7 per cento rispetto all’anno precedente.
Le direzioni della migrazione: 54,1 in Europa ( di cui il 40,3 nella UE), nelle Americhe il 40,3 ( di cui il 42,4 nel Centro-Sud America). La metà circa è di origine meridionale, il 34 per cento settentrionale ed il 15 del centro Italia; in testa la Lombardia con il 23,519 per cento seguita dal Veneto e dal Piemonte, sempre importante la migrazione siciliana. Nessuna significativa differenza tra maschi e femmine, mentre si rileva che la metà dei migranti non è sposata, e solo il 37 per cento è coniugato o era coniugato. Per classi di età i minori sono il 15 per cento ( 765 mila ) il 22 per cento per sino a 34 anni, il 23 per cento tra i 35 e 50 anni, quindi circa due milioni divisi in egual misura tra i 50 e i 64 anni e quelli di età superiore; di questi ultimi il 9,5 percento sono quelli sino 74 anni ( 488 mila) ed il 6,8 per cento quelli sino a 85 anni (346 mila) ed il 4 per cento (204 mila) quelli oltre gli 85 anni.
Nell’ultimo anno le partenze non hanno subito un aumento in valore assoluto, che ha invece avuto il significativo incremento del 36,2 per cento negli ultimi cinque anni; la mobilità non un valore prettamente maschile in quanto si rileva la importanza dei trasferimenti dei nuclei familiari in dipendenza del numero dei minori (24.750) 19,2 per cento del totale di cui lo 11,5 per cento ha meno di 10 anni.
Questo ultimo anno si assiste ad un cambiamento: a parte del partenze dei giovani e giovani adulti, si rileva un crescita importante dei migranti dai cinquanta anni in su. Questo può solo significare che si tratta come lo definisce il Rapporto- di migranti maturi disoccupati, il che dimostra, se mai ce ne fosse il bisogno, la situazione di carenza di impieghi e di posti di lavoro nel nostro paese. Da ultimo i così detti migranti previdenziali alla ricerca di una migliore possibilità di vita per la detassazione nei paesi scelti della propria rendita pensionistica.
L’analisi dei flussi migratori non può dimenticare le migrazioni interne in quanto sono socialmente interconnesse con quelle all’estero specialmente in relazione al titolo di studio: negli ultimi dieci anni la mobilità interna dei cittadini italiani è diminuita del 6,3 per cento, per contro nello stesso periodo la migrazione all’estero è passata dall’11 al 30 per cento nel 2016. Come nel passato il saldo migratorio è negativo per tutto il Mezzogiorno e le regioni privilegiate sono per saldo migratorio la Lombardia ( 15 mila unità), l’ Emilia Romagna ( 10 mila unità), la Toscana ed il Lazio ( 4 mila unità); un aumento di attrattività è segnalata per la Liguria ed il Friuli-Venezia Giulia.
La migrazione per motivi di studio, fenomeno che ha radici antiche sin dal Medioevo ,è in continua crescita e gli studenti italiani all’estero hanno avuto dal 2009 al 2016 un aumento stimato del 111 per cento da 3.500 a 7.400, con una costante crescita delle studentesse rispetto ai maschi. Si registra invece una costante diminuzione della mobilità studentesca all’estero per le regioni del Sud. Mete principali gli Stati Uniti 38 per cento in tendenza di crescita, il Regno Unito 13 per cento, l’Australia, il Canada e l’Irlanda. Infine destinato a crescere , ma pur sempre di nicchia, la migrazione di studio in Cina di studenti delle scuole superiori di secondo grado , provenienti quasi esclusivamente dai licei e dalle università, prevalentemente dalle regioni del Nord per il 60 per cento e del Centro per il 21 per cento.
Da segnalare i benefici della iscrizione all’ AIRE, molti migranti infatti non si registrano per diversi motivi, che consistono nella facilitazione delle pratiche per passaporto, altri documenti, votazioni in loco, per contro la iscrizione complica il pagamento delle tasse-specie quelle della abitazione – e la perdita del Servizio Sanitario Nazionale, potendo solo accedere alle cure di urgenza nel caso di rientro in Italia e solo per tre mesi previa iscrizione di residenza temporanea.
Il Rapporto 2018, il nome stesso lo descrive per tale, appare in questa ultima edizione ancor più documentato anche sotto l’aspetto delle indagini e delle riflessioni svolte da un notevole numero di autori che hanno collaborato alla sua redazione ( oltre 60 persone), ed offre molti argomenti di analisi per la complessa materia, che vede principali attori giovani alla loro prima esperienza lavorativa ed appartenenti alla fasce più basse della popolazione e sempre giovani delle fasce più alte laureati in possesso di una o più lingue. Le motivazioni: per i primi la carenza di lavoro nel territorio, per i secondi la fuga da una società appiattita , priva di riconoscimenti di merito ed afflitta da lacci burocratici.
“Cercar Fortuna”, poter sviluppare le proprie capacità, il poter “ vivere di speranza “ almeno per un periodo della propria vita, il diritto al viaggio come diritto all’esistenza sono anche le parole del Pontefice ai giovani italiani nell’agosto di questo anno . “ Siate voi pellegrini sulla strada dei vostri sogni”.
di Gianfilippo Elti di Rodeano