LA SFIDA DELLA RIPRESA ECONOMICA E LA TENUTA DELLA MAGGIORANZA DI GOVERNO

                                              Opera di Hugo Simberg

Dopo la stagione del lockdown, il rischio di tensioni sociali e di crescita delle diseguaglianze, legate alla lunga stasi di buona parte delle attività imprenditoriali, non appare scongiurato. Le sofferenze economiche potrebbero acuirsi, con il passare del tempo, se non verranno individuate le adeguate soluzioni, in termini di rilancio e di soccorso per le posizioni più duramente penalizzate da una crisi senza precedenti. I fondi straordinari che verranno stanziati dall’Unione Europea rappresentano un’occasione unica, da non perdere e da non sprecare. Occorrerà guardarsi dalle incertezze, dalle pastoie burocratiche, dalle difficoltà interpretative, dalle lentezze, dalle utilizzazioni parziali che spesso hanno caratterizzato, in Italia, la gestione dei fondi strutturali. Il governo Conte bis ha affrontato l’emergenza forse più grave, tra quelle manifestatesi nella storia repubblicana e, nonostante criticità e limiti probabilmente inevitabili, si è registrata una percezione ampiamente positiva, nei confronti del suo operato, da parte dell’opinione pubblica. Tanto il premier, quanto l’esecutivo, registrano tuttora un alto grado di apprezzamento nei sondaggi. La maggioranza parlamentare, tuttavia, appare pervasa da tensioni e sulle stesse strategie finanziarie, fondamentali per avviare il sistema produttivo verso la ripresa, si registrano riserve e distanze, come dimostrano le reazioni alla determinazione del premier alla riduzione delle aliquote Iva o il dibattito infinito sul ricorso alle risorse del MES. La Corte dei Conti ha espressamente segnalato l’esigenza di ridurre l’imposizione fiscale, si discute se intervenire sul cuneo – il lordo dei trattamenti retributivi – o, appunto, sull’Iva, per rilanciare i consumi. Un’esigenza prioritaria è rappresentata dagli investimenti nelle opere pubbliche per la modernizzazione del Paese e per gli interventi manutentivi delle strutture esistenti, scuole e presidi sanitari e di protezione del territorio. Ci troviamo, quindi, di fronte ad un’occasione unica: dobbiamo incunearci nei margini che restano aperti tra il rischio di conflitto sociale e quello del dissesto finanziario dello Stato (deficit/Pil, oltre il 10%, debito/Pil a circa il 160%, calo del Pil forse abbondantemente sopra le 2 cifre). Il duplice rischio deve essere sventato con politiche coraggiose di incentivazione e di sviluppo mirate alla creazione di nuova ricchezza ed equa redistribuzione. Mai come in questo momento la coesione dei governanti deve essere realizzata, con un coinvolgimento costruttivo dell’opposizione. La compattezza della maggioranza, al di là delle sempre possibili divergenze sui contenuti dell’azione di governo, deve fare i conti con le prossime consultazioni regionali che si svolgeranno in settembre. Il segretario del PD Zingaretti sarebbe intenzionato a testare in quell’occasione una sorta di accordo di ferro, di intesa strategica con 5 Stelle per battere il centrodestra e realizzare un’alleanza stabile per consolidare l’Esecutivo e affrontare le future sfide. Ma, in questa direzione, sconta la resistenza dell’alleato (che, a quanto pare, al momento sarebbe disponibile solo in Liguria) e la diversa prospettiva di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. Mentre il centrodestra, che aveva evidenziato differenti posizioni sulla crisi da Covid 19, tra Forza Italia, da un lato e Lega e FDI dall’altro, si è ora ricompattato sui nomi dei candidati governatori nelle sei regioni che votano. In queste condizioni, l’intera alleanza di governo, resa più debole anche dal più ridotto margine di maggioranza in Senato, deve riflettere attentamente sulle strategie del futuro, considerando, in particolare, la delicata congiuntura economico-sociale che sta attraversando il Paese.

 

di Alessandro Forlani