LA CRISI ECONOMICA GENERA DISEGUAGLIANZE
di Gianfilippo Elti di Rodeano

di | 1 Nov 2020

L’edizione del XXIX Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes 2020. “Conoscere per comprendere”, evidenzia due aspetti fondamentali: la inarrestabile tendenza di migrazione degli italiani verso l’estero e la contemporanea inversione del flusso demografico in costante diminuzione in Italia mentre è in costante aumento la comunità italiana all’estero. I numeri: diminuzione della popolazione residente in Italia di 189 mila unità contro un aumento di iscritti all’Aire nel 2019 del 3,7 per cento.
La conclusione è una sola: la crisi economico-sociale italiana continua ad aggravarsi senza sia stato consentito alla parte più emarginata del Paese di accedere a livelli di istruzione che permettano di raggiungere gli impieghi produttivi necessari alla civiltà attuale sempre più tecnologica.
Il rapporto mette in evidenza che contro una diminuzione percentuale del 3,8 per cento di partenze nell’ultimo anno queste sono invece in aumento in alcune regioni del sud Sicilia, Campania, Puglia, Calabria e Molise (quest’ultimo con un notevole aumento del 18,1 per cento); al nord solo il Veneto vede un aumento del 13,3 per cento, ma di livello tecnologico diverso.
La migrazione per numero di partenze totali pone al primo posto la Lombardia, ma in flessione del 3,8 per cento dall’anno precedente; in notevole aumento percentuale il Molise + 18,1%, Campania +13,9 %, Calabria +13,6% e, infine, Veneto +13,3% dove la migrazione delle medie piccole imprese è elevata nei paesi est europei.
Come nello scorso anno si rileva una notevole crescita dei migranti dai cinquanta anni in su che comprendono coloro che raggiungono le famiglie dei figli già all’ estero ed in misura notevole la categoria dei “nuovi” cittadini italiani che ritornano nei paesi di origine al termine del percorso lavorativo nel nostro Paese.
Questa ultima tendenza è stata evidenziata dai dati Inps, comunicati al convegno di presentazione del rapporto, dal presidente Tridico che registrano un incremento del numero delle pensioni pagate all’estero verso ben 160 paesi per un totale di 330 mila posizioni per un totale di 466 milioni di euro. In tali numeri sono compresi i cosi detti “migranti fiscali” in maggior parte pensionati cioè coloro che scelgono il trasferimento all’estero per beneficiare di una minore tassazione e disporre di maggiore ricchezza spendibile.
Al riguardo si nota che per l’aspetto della bilancia previdenziale i pagamenti a favore di italiani residenti nel paese da parte di istituti previdenziali esteri ammontano con un saldo positivo a ben 3,6 miliardi di euro principalmente da Francia, Belgio, Germania e Svizzera.
Le motivazioni dei trasferimenti all’estero sono ragioni di carattere economico per il 48% di cui la metà considera esclusivamente questo aspetto, mentre l’altra metà considera premianti il possibile raggiungimento di posizioni di carriera più prestigiose e, di conseguenza, più remunerate.
Negli ultimi quindici anni la percentuale di chi è emigrato con una laurea o un dottorato è cresciuta del 193,3%, mentre la percentuale di coloro che sono emigrati con un semplice diploma o nulla è cresciuta del 292,5% con un aumento di ben 100 punti in più.
Questi dati contraddicono quindi la comune credenza che ad emigrare siano solo coloro che sono altamente qualificati, ma che invece la semplice ricerca di un lavoro anche generico di difficile reperimento sul mercato interno sia ancora la principale motivazione del trasferimento all’estero premiando in particolare il settore dei servizi.
Nel 2020 gli italiani iscritti all’Aire sono quasi 5,5 milioni ( nel 2006 erano 3,1 milioni) con un lieve aumento (il 2% circa) delle donne attualmente il 48%, con un notevole ringiovanimento grazie alle nascite all’estero (+150,1%) e alla migrazione di interi nuclei familiari con figli piccoli (+ 84,3%) e a .quella delle classi da 19 a 40 anni (+78,4%).
Dove avviene la maggior parte delle migrazioni ed il divario sotto l’aspetto sociologico non è però tra il Nord ed il Sud del paese, ma tra città ed aree interne, fenomeno aggravato per il Sud dove alla migrazione all’estero si aggiunge quella interna verso il Nord del paese.
La direzione delle migrazioni premiano il Regno Unito e la Germania ( 18 e 16 per cento) poi la Francia , Svizzera, Brasile e Spagna, per il 67% del totale cioè 78 mila su 117 mila.Gli Stati Uniti si attestano sul 4,6%, il Belgio sul 2,4% e l’Australia e l’Austria entrambe sul 2%.
Per quanto riguarda i rimpatri i dati disponibili sono quelli del 2018, ma si percepisce una maggiore propensione sia al ritorno in patria, sia ad una minore propensione all’espatrio specialmente per i corsi di studio di alto livello all’estero dovuta una maggior difesa delle altre nazioni nella gestione degli scambi culturali; il motivo: è semplice la maggior motivazione che i migranti in genere hanno a conquistare posizioni di rilievo il loro importante numero su scala mondiale (si consideri le nazioni asiatiche), e tale difesa è in genere attuata con l’aumento dei costi.
Quello che emerge dalla aggregazione dei dati è che, comunque, il nostro paese continua a perdere le sue forze giovanili, che le nostre istituzioni universitarie formano e che, poi, vanno a vantaggio dei paesi in cui si verifica la loro migrazione: infatti dei quasi 5,5 milioni di italiani all’estero ( dati Aire) solo 523mila sono quelli oltre i 65 anni, circa 1 milione quelli tra i 50 e i 64 anni, circa 2 milioni e 480 mila quelli tra i 18 e i 49 anni il 45,6%) e 828 mila i minori; del totale le donne poi costituiscono il 48% per oltre 2,6 milioni.
In 13 anni la maggior componente di chi abbandona il paese per tentare “fortuna all’estero” non è costituita dalla fuga dei 2 cervelli” ma dalla componente meno qualificata che è incredibile a dirsi quasi quadruplicata con un aumento complessivo del 76%.
Questo ci riporta alla considerazione di sempre una parte del paese – principalmente il sud – ed una parte della popolazione anche al nord non è agevolata nel corso di istruzione sia sotto l’aspetto scolastico di ogni livello, ne per i diversi supporti di aiuto per chi abita fuori dai grandi entri urbani, con particolare riferimento ai trasporti, alla viabilità ed alla connessione alle reti informatiche, oltre che ad una carente politica di informazione e collegamento tra società produttiva e corsi di studio che non producono competenze in armonia con le richieste necessarie del mercato.

 

di Gianfilippo Elti di Rodeano

 

Biografia Giafilippo Elti di Rodeano
Gianfilippo Elti di Rodeano, Avvocato Cassazionista, è esperto di Diritto internazionale e Politiche migratorie. Legale del Centro Studi Francescani sul Mediterraneo è una firma storica della Testata sin dall’inizio

Immagine dal sito www.dirittopertutti.net