LA SHOAH NON È UNA STORIA ANTICA

di | 19 Gen 2021

                                       Eva Fischer, Addio – 1949

Attorno ad ogni 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, mi reco presso scuole ed università. Non è semplice spiegare cosa è stata la Shoah a chi affronta il discorso per la prima volta al di fuori dai libri di scuola, e c’è il rischio di traumatizzare gli allievi più giovani. Persevero nella spiegazione che quanto accaduto non appartenga ad un tempo remoto. Posso farlo perché porto con me due opere pittoriche di mia madre, Eva Fischer, che rappresentano a mio avviso l’intero mondo buio che l’ha inseguita come un’ombra, ma che in quanto artista ha trovato sbocco in una sorta di “diario segreto”, al punto tale che nessuno ne conosceva l’esistenza, neanche io. La Shoah è a colori, al di fuori dai documentari cinematografici dell’epoca, che la fanno sembrare appartenente ad un’epoca lontana. Quelle mani che salutano per l’ultima volta nel quadro “Addio”, sono sei milioni di persone innocenti, colpevoli solo di essere nate ebree. Quei musicisti di “Menzogna e Memoria” potrebbero essere stati mio nonno, dei cugini, degli zii. I protagonisti di questi come degli altri quadri legati al diario, assumono ai miei occhi contorni sempre nuovi. Rappresentano parenti ed amici, sconosciuti e gente del quotidiano: un calzolaio, un professore, una pianista ed un muratore; il fornaio ed il macellaio, il colto e l’ignorante, l’ortodosso ed il laico, il socialista ed il liberale. Persone che per un diktat ha visto portarsi via la propria umanità e trattata peggio di un oggetto privo di valore. Sembrerà strano riuscire a notare la bravura di un’artista nell’espressione di un soggetto pittorico tanto triste. D’altronde Eva diceva “non è arte se non crea emozioni” e chi dice che tra queste non vi siano la tristezza, lo sdegno, lo sgomento e non si provino delle impressioni forti e negative, ovviamente puramente legate al soggetto? “Menzogna e Memoria” rappresenta Theresienstadt, quel villaggio fantasma creato dalla fabbrica del terrore nazista per le farsesche visite della Croce Rossa Internazionale. Pur essendo prigionieri (questo a quanto pare era lecito secondo le altre nazioni), i bambini che giocano o vanno a scuola, le orchestre che suonano, le persone che mangiano e bevono, facevano parte di uno dei complotti meglio riusciti dalla capillare organizzazione tedesca. Dopo la visita, i testimoni venivano immediatamente trasferiti in una fabbrica della morte. Allora chiedo a voi lettori, come agli alunni ed ai professori presenti durante i “miei” 27 gennaio – ma ovviamente mi auguro che il ricordo perduri anche il resto dell’anno -: perché il dipinto ha questo titolo? Dove sta la menzogna? Ogni volta che porgo questa domanda rischio di sentirmi sadico e malvagio perché conosco la risposta, ma poi leggo negli occhi di chi ha capito il valore del quadro, quanto un soffio di vento freddo e violento sia morto sulla tela, rappresentandovi la Shoah. Il timore di essere sembrato spietato nella domanda, viene ricompensato dalla speranza di aver fatto comprendere quanto la verità della storia non debba mai essere calpestata.

Soluzione: dov’è il violino del musicista in piedi, che interpretava sei milioni di voci, solo per la Croce Rossa Internazionale?

 

Per ulteriori informazioni sulla pittrice www.evafischer.com – www.evafischer.foundation

 

Biografia di Alan David Baumann
Alan Davìd Baumann è nato a Roma il 15 maggio 1964.
Giornalista, dirige la testata on-line “L’ideale” (www.lideale.info) e collabora con altri periodici.
“Vendo Fantasia – dice a chi chiede di cosa si occupa – perché sono più di 30 gli anni che hanno forgiato questa professione, attraverso la raccolta di idee, emozioni, colori. Relazioni e connessioni tra grafica, giochi di parole, marketing, contatti, informatica, editoria, mostre d’arte, convegni, giornalismo, creazioni di logo, concetti, ecc. . Unire pensieri ad azioni, far diventare fatti le parole”.
“Rendere realtà la fantasia, significa portare avanti le proprie idee rendendole di facile impatto ed utilità, come lo scrivere per chi non sa (fra le prime nozioni del giornalismo), senza offuscarne il gusto, la qualità, l’obbiettivo di spartire le proprie idee”.
“Vendo Fantasia – sottolinea Baumann – perché solo grazie ad essa si può attivare una condivisione positiva e tramutare un’esistenza passiva. Vendo immaginazione condita con creatività”.

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