SUL PERDONO

                                          Opera di Peter Wever

“Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”.
Dal discorso di Giovanni Paolo II per la giornata mondiale della pace, 1° gennaio 2002, all’indomani dell’attentato alle torri gemelle del World Trade Center.
Dopo quasi venti anni non ha perso smalto questa espressione, è incalzante e stringente come la logica che sottende a un’equazione e ai suoi membri. La pace è frutto della giustizia: chi può negarlo! la giustizia è frutto del perdono: questa verità non offende l’intelligenza tuttavia lascia un attimo perplessi…
Qui il dono dell’intelletto deve fare appello alla sapienza. Il perdono è l’orizzonte entro il quale può fiorire la giustizia e quindi la pace, questo i grandi saggi ce lo hanno insegnato. Forse perché essi si sono sempre posti dalla parte di chi vuole costruire, o meglio ricostruire un tessuto lacerato, fosse un rapporto andato in frantumi o rimettere in piedi una città dilaniata da guerre intestine o una Nazione intera prostrata da una guerra. Sapevano bene che, per quanto necessario mettere in piedi impalcature di processi , non era questa la strada per soddisfare l’anelito più profondo della giustizia dopo il furore della violenza, delle bombe, delle stragi e dei lutti. Una voce che avesse più presa del dolore e fosse davvero capace di rimettere in piedi e all’opera, mente e cuore, un popolo intero. Una visione capace di gettare ponti sull’orrore passato e anche su ostilità mai sopite. Io non l’ho vissuto quel tempo ma i Padri che hanno scritto la Costituzione si sono posti sotto la luce di questa fiaccola. E ci sono riusciti.
Questo tempo di pandemia ha bisogno di trovarci persone capaci di restare umane, di non cedere alla paura e di saper resistere alla tentazione di salvare solo se stessi. E’ un tempo di prova e quando siamo provati, anche talvolta in modo terribile, viene fuori quello che abbiamo realmente in cuore e nelle viscere.
La capacità di avere uno sguardo che sappia andare appena al di là di ciò che sentiamo o proviamo, nei confronti nostri o altrui, rientra nell’orizzonte del perdono come la possibilità concreta che diamo a noi stessi e agli altri di esprimere il meglio delle qualità umane, di poter fiorire tra le nostre fragilità e miserie.
Senza togliere alcun merito al lavoro che ciascuno ha fatto su se stesso per essere ciò che è e per avere ciò che ha, dobbiamo tanto a chi ha saputo comprendere e perdonare i nostri errori. E se non avessimo avuto delle possibilità come quelle che ci siamo ritrovati senza alcun nostro merito chi ci dice che non penseremmo e agiremmo diversamente da chi guardiamo con disprezzo.
“Solo una mente educata può capire un pensiero diverso dal suo, senza necessità di accettarlo” scriveva Aristotele ma più ancora, in modo più empatico e solidale, il perdono è un orizzonte aperto dove è possibile rimanere uomini insieme. Se il senno di Astolfo finì sulla luna allora il perdono sarebbe evaporato ancora più lontano ma Dio lo ha reso prossimo e vicino al cuore di tutti. Cristo ha messo pace tra cielo e terra, ha fatto giustizia di tutte le empietà prendendole su di sè e inchiodandole a una croce, ha detto parole di perdono considerando ignoranza la malvagità di chi lo crocifiggeva. Pace, giustizia, perdono… Ha fatto nuove tutte le cose e ci ha mostrato la via.

 

di Fra Agnello Stoia

 

Aniello Stoia
Aniello Stoia ( Fra Agnello) nasce a Pagani, provincia di Salerno, nel febbraio del 1967. Frequenta il Seminario Minore e i primi anni di studi filosofici a Benevento per concluderli a Roma (Seraphicum) licenziandosi in Sacra Teologia con una tesi su Ireneo di Lione.
Emette la professione solenne nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali nel 1990 ed è ordinato Presbitero a Napoli il 13 novembre del 1993.
Dal 1994 al 2013 è parte della comunità conventuale di Montella, in provincia di Avellino, e ricopre il ruolo di frate guardiano e rettore del Santuario francescano annesso al Convento di san Francesco a Folloni; dal 2013 ad oggi è parroco della Basilica dei Santi XII Apostoli in Roma. Dal 2017, su mandato del Ministro generale OFMConv e del suo Definitorio, è presidente di BYNODE development & cooperation, associazione ONLUS che opera a livello internazionale per la formazione, lo sviluppo e la cooperazione. 
(vedi www.bynodeonlus.org)