GIUSTIZIANDO

di | 1 Feb 2021

Non stiamo parlando seriamente e di cose serie. Questa (fin qui) non crisi di governo si sta avvitando in una surreale crisi totale, con un verticale crollo della credibilità di ciascuno e tutti. Il tema della giustizia ne è una dimostrazione.
Prossimamente una relazione del ministro della giustizia dovrebbe essere sottoposta al giudizio del Parlamento, il che mette ulteriormente in forse la contabilità governativa. Ma, ed è questo il punto, la cosa prescinde totalmente da cosa il ministro dirà. Prescinde perché il ministro in carica di un governo con il Partito democratico, che quando lo era con la Lega varò l’incivile cancellazione della prescrizione, dopo il primo grado, sicché i troppo lenti processi italiani possono ora diventare eterni e la conclusione non arrivare mai, con gran sollazzo dei colpevoli e martirio degli innocenti, un tal ministro cosa volete che dica? Ridicolissimo chiedergli di aggiungere un qualche profumo di garantismo alla più limpida prassi giustizialista mai vista. Ergo la relazione sarà la solita gnagnera, di cui si trova traccia nella bozza del Recovery Plan: personale da potenziare, arretrato da smaltire, informatica da aggiornare. Il niente frammisto al nulla.
Se si stesse parlando seriamente e di cose serie, invece, tutti, non solo il ministro, non potrebbero che partire da quanto ha sostenuto, in settimana, un procuratore della Repubblica. Egli ha detto: 1. di avere chiesto degli arresti un anno prima e di avere mandato documentazione aggiuntiva sei mesi addietro, talché, trascorsi questi tempi, il giudice delle indagini preliminari ha disposto gli arresti; 2. che la procura li avrebbe volentieri effettuati dopo le elezioni regionali, per non interferire, ma quelle le hanno posticipate e non si poteva, allora, ulteriormente ritardare il corso della giustizia; 3. che non crede di avere interferito con la ricerca governativa di voti in Parlamento, giacché uno dei coinvolti aveva già dichiarato che avrebbe votato contro; 4. che se la procura chiede arresti e il gip li dispone poi non è colpa loro se altri giudici scarcerano, posto che la storia spiegherà anche queste situazioni; 5. alla domanda se questo significa che ci sono indagini in corso riguardati magistrati risponde, dopo avere sostenuto la colpevolezza degli intercettati, non ancora manco processati, di non potere rispondere.
Ormale: a. se si può arrestare cautelativamente solo per pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato, dove si legge, nei codici, che si arresta un anno dopo avere fiutato tali pericoli? b. dove si legge che tali azioni possono essere calendarizzate a seconda delle elezioni? c. e dove che le interviste diventano liberatorie politiche per potere procedere? d. a che servono i gradi di giudizio e i ricorsi avverso i provvedimenti se la non conformità delle ordinanze o sentenze è da considerarsi elemento su cui indagare? e. per non dire che se un qualche livello giudiziario sembrasse contaminato non è roba che la si dice al giornalista e la si tace alle sedi competenti, perché in questo modo procedendo l’intero edificio della giustizia crolla.
Se parlassimo seriamente e di cose serie si dovrebbe partire da qui. E siccome tutti sanno che la giustizia italiana è incivilmente negata per i suoi tempi inaccettabili, non si proverebbe nemmeno a presentare un Recovery Plan che non affrontasse tale problema, cancellando il ridicolo orrore di volere, per il futuro, punire il non rispetto dei tempi solo nel caso sia da attribuire a “inescusabile negligenza”. Che è, di suo, inaccettabile scemenza.
Si parla di ciò? No, di discetta di quanti voti possono essere raccolti attorno alla inutile relazione di un ministro che, facendo la somma di chi lo ha portato lì e di chi ce lo ha tenuto si viaggia verso l’unanimità. Quindi: non stiamo parlando seriamente di cose serie.

 

Immagine dal sito www.extremaratioassociazione.it

 

di Davide Giacalone

 

Davide Giacalone
Davide Giacalone (1959)
Dal 1979 in poi, mentre continuava a crescere il numero dei tossicodipendenti, si è trovato al fianco di Vincenzo Muccioli, con il quale ha collaborato, nella battaglia contro la droga.
Dal 1980 al 1986 è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana.
Dal luglio1981 al novembre 1982 è stato Capo della Segreteria del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Dal 1987 all’aprile 1991 è stato consigliere del Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, che ha assistito nell’elaborazione dei disegni di legge per la regolamentazione del sistema radio-televisivo, per il riassetto delle telecomunicazioni e per la riforma del ministero PT, oltre che nei rapporti internazionali e nel corso delle riunioni del Consiglio dei Ministri d’Europa.
È stato consigliere d’amministrazione e membro del comitato esecutivo delle società Sip, Italcable e Telespazio.
Dal 2003 al 2005 presidente del DiGi Club, associazione delle Radio digitali.
Nel 2008 riceve, dal Congresso della Repubblica di San Marino, l’incarico quale consulente per il riassetto del settore telecomunicazioni e per predisporre le necessarie riforme in quel settore.
Nel maggio del 2010 ha ricevuto l’incarico di presiedere l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell’innovazione, dipendente dalla presidenza del Consiglio. Nel corso di tale attività ha avuto un grande successo “Italia degli Innovatori”, che ha permesso a molte imprese italiane di accedere al mercato cinese. Con le autorità di quel Paese, crea tre centri di scambio: tecnologia, design, e-government. Nel novembre del 2011 si è dimesso da tale incarico, suggerendo al governo di chiudere la parte improduttiva dell’Agenzia, anche eliminando le sovrapposizioni con altri enti e agenzie.