DRAGOLOGIA

Bestiario 3, bestiari medievali
La politica del Dopoguerra fu caratterizzata da due patti fondamentali: quello della pacificazione nazionale e quello euroatlantico. Sono certo che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia pensato a Mario Draghi come risorsa ultima per avviare il nuovo patto di conciliazione e ripresa del Paese, cercando di debellare l’attuale peste e ridando voce e ruolo ai giovani.
Ecco perché questo è un Governo politico che ha una missione di ricomposizione sociale ed economica. Eppure è passato più di un anno di dolore, morti, sopravvissuti.
La caricaturale “giostra politica”, soprattutto grillina, ha prodotto solo guasti. Molti guasti, tanto che con la sfiducia a Conte e il successivo incarico a Draghi, Grillo ha scelto di partecipare al Governo insieme a Lega e Forza Italia con l’abilità del guitto che è in lui. Oggi, dopo le disintegrazioni del Movimento lavora per attribuire allo stesso Conte (ancora presentabile nel riciclo del tira e molla grillino)) la guida di ciò che resta dei Cinque Stelle. Guida non ancora condivisa da un Di Maio “leader frùfrù” (e Ministro inesistente nelle mani di una distratta Segretaria Generale del Ministero degli Esteri, la quale pensa ancora di diventare una “risorsetta politica”, tralasciando spesso l’impegno di salvaguardare i nostri diplomatici in zone di guerra, vedi la tragica e misteriosa uccisione del Nostro Ambasciatore e di un Carabiniere in Congo, lasciati dal Ministero senza tutele preventive).
Il nostro ineffabile Di Maio, non ha rinunciato a fare il leader della diaspora dei Cinque Stelle (pare si sia fatto fare dal suo barbiere delle nuances argentate per darsi un tono serio, ma pure il suo acconciatore è perplesso), ha il timore di non poter contare i sui suoi parlamentari più fedeli .Ecco perché tace e pensa al suo look, dai capelli direi, in alternativa competitiva a Grillo. Dobbiamo al ditino di Renzi, croce e delizia della politica, la botta finale alle due contrapposte stagioni del Governo Conti e al ridimensionamento dei populisti e alla discussione all’interno di un PD che ha fallito clamorosamente nell’insistenza dell’accordo strutturale con i Grillini, con una tale modestia di idee e personaggi, da sottoporsi ad una terapia psicologica.
L’attuale gerenza del Pd ancora con l’incubo Renzi, a furia di propagandare “un partito largo” come definito dall’” ideologo scaduto” Bettini, si ritrova nella “formula Draghi” senza una cornice delineata di propositi politici, in poche parole allo sbando, senza una identità necessaria per distinguersi dai fuggitivi di Cinque Stelle.
L’unica esile lanterna accesa è quella del volpino Franceschini che cerca di prepararsi alla Presidenza della Camera per la candidatura di Fico in Campania (se non ci ha ripensato) per prenotarsi canonicamente al Colle. Percorso ad ostacoli contrastato dai suoi stessi compagni di parrocchietta.
Draghi, creatura considerata quasi mitologica e sensibile alle “èlites” sta disegnando una mappa del potere con il ritorno alla “normalità politica”.
Da tempo, nell’allenarsi alle ritualità da Premier, incontrava Di Maio e Salvini principalmente e poi pure la Meloni. La tecnica della presa di potere non ha di certo trascurato i santuari internazionali a cominciare da Goldman Sachs.
Faccia attenzione Draghi ai consensi dei politici perché sono ambigui e temporanei, lo vedremo con il semestre bianco … Quante sorprese…
Intanto la nomina del capace Franco Gabrielli a Sottosegretario per i Servizi di Sicurezza fa capire come Draghi, pur di prima nomina, non è affatto sprovveduto, così come per le altre nomine di collaboratori diretti, individuati con laica sobrietà consultandosi con il Presidente Mattarella .
Ora dopo l’incarico santificato, ritornano i grand commis e manager, prima allontanati da Renzi e Cinque Stelle, oggi chiamati a gestire le prossime nomine. Una nemesi vera e propria. Draghi per ora non se la sente di partire con le Riforme pur indispensabili perché non si fida di queste forze politiche, tutte prese a litigare sulle poltrone da viceministri e sottosegretari.
Forse si augura che Mattarella rimanga per un anno oltre quelli del mandato per “prepararsi” e mandare in soffitta candidati improvvisati: Conte, Franceschini, Veltroni, Prodi o lo stesso Casini.
Se Mario Draghi, dismettesse la divisa da banchiere, vincerà la sfida sui vaccini e sulla corretta gestione del Recovery, farà felice gli Italiani e forse sarà Presidente della Repubblica e come suo successore a Palazzo Chigi ci sarà la Cartabia.
Consiglierei quindi a Mario Draghi di allontanarsi da Banche e Fondazioni per non inciampare… Vedi Unicredit ribattezzato Unidebit e Monte dei Paschi di Siena, dove l’odoroso interesse delle lobbies (anche massoniche) è forte e pericoloso; così come l’appariscente cuspide della finanza cattolica.
Sarà meglio stare lontano dalle tentazioni cinesi innescate dall’interessato Beppe Grillo sulla presunta “via della seta” per piazzare tulle le mostruosità digitali e pericolosamente anti ambientali del 5G.
Cosa fare dunque per le sfide del domani?
Sul debito cognitivo? Sulle disuguaglianze? Sul clima? Sul lavoro?
Abbiamo bisogno delle Riforme fondamentali prima e non dopo, a cominciare da quella sulla semplificazione.
Se si pensa che sono 187mila le leggi emanate dalla nascita dello Stato unitario a oggi, si ha l’idea dello stato di putrefazione della Pubblica Amministrazione e delle immense difficoltà di Magistrati, Avvocati e operatori di Giustizia ad aggiornarsi per la tutela Costituzionale del Cittadino.
Che dire poi dell’immane produzione di atti interni se sia o meno necessaria e razionale, e quantificare l’inevitabile spreco di risorse pubbliche, le famose ridondanze.
Perché non è mai stata istituita l’Authority nazionale sulla Pubblica Amministrazione?
Authority che avesse il potere di giudicare, rettificare e adeguare l’impianto organizzativo degli uffici pubblici, semplificando drasticamente i processi di servizio, nonché le catene di lavoro e di comando. Si parla con disinvoltura di Stato leggero, di archivi digitali, di finestre modali (modal) per gestire i fondi europei ma come?
Quanto valgono i prodotti della Pubblica amministrazione? Come una certificazione, una licenza, una concessione? Questi prodotti potrebbero essere acquistati da un cittadino perché un bene amministrativo per il suo valore reale, riconoscendo un quantum aggiuntivo al carattere di urgenza nella relativa fornitura. Fra le tante contraddizioni lo “Smart Working” (definito da David Solomon capo di Goldman Sachs “un’aberrazione”) ideato come uno strumento utile e moderno, se utilizzato con consapevolezza culturale, per divenire invece una ulteriore pesantezza nello lo snellimento lavorativo.
Quindi senza convinzione collettiva sull’ adeguamento, sulla formazione questo Paese sarà costretto all’ insufficienza respiratoria.
Il mitico Super Mario è alla prova cruciale. Dobbiamo accendere un bel cero al Signore nella Parrocchia dei Santi XII Apostoli (Parrocchia del Quirinale), farà sicuramente piacere anche al Presidente Mattarella.
Immagini dal sito www.accademiafabioscolari.it; www.ilmattino.it
di Francesco Petrucci
Francesco Petrucci
Sociologo. Si è laureato presso l’Università di Roma la Sapienza.
Osservatore nei corsi economici presso L’Unione delle Camere di Commercio.
Esercitatore presso la Cattedra di Filosofia Moderna con il prof Franco Bianco.
Assistente presso la cattedra di Metodologia e Tecniche della ricerca sociale con il prof.Gianni Statera.
Ha lavorato presso la Group Italia Spa; la Confederazione della Uil nazionale e della Cisl nazionale distaccato da Società Autostrade Spa.
Assistente dell’Amministratore Delegato OLIVETTI EUROCOMPUTERS.
Presidente del Comitato Culturale del Giornale online “ITALIANITALIANINELMONDO.COM”.
Direttore delle Ricerche del CEFRASM Centro Francescano di Studi sul Mediterraneo