Governo Draghi, le pagelle dei cento giorni. Il bilancio dall’esordio della nuova maggioranza

di | 28 Mag 2021

Governo Draghi, le pagelle dei cento giorni. Il bilancio dall’esordio della nuova maggioranza

I primi cento giorni avvicinano il governo a un passaggio chiave: alla fine di luglio inizierà il semestre bianco. Il periodo che precede la scadenza del settennato di Sergio Mattarella

Segnali di discontinuità
Eccoli i primi cento giorni del governo guidato da Mario Draghi. Assolutamente anomali, con modi e tempi scanditi dal ritmo della pandemia. E quindi anche le pagelle sono per forza anomale, con un esecutivo che per necessità e per missione si è dovuto occupare quasi esclusivamente dei vaccini e del Recovery fund. Operazione al momento riuscita, incrociando le dita, perché questi mesi ci hanno insegnato a temere i colpi di coda del virus. Riusciti anche i segnali di discontinuità con il governo precedente: il cambio al vertice della campagna vaccinale e la nomina di Elisabetta Belloni a capo dei servizi segreti al posto di Gennaro Vecchione. I primi cento giorni avvicinano anche il governo a un passaggio chiave: alla fine di luglio inizierà il semestre bianco. Il periodo che precede la scadenza del settennato di Sergio Mattarella e che porterà all’elezione del nuovo presidente della Repubblica, durante il quale non è possibile sciogliere le Camere. Per i partiti che temono le urne è una sorta di liberi tutti, che permette di giocare al rialzo senza il rischio di andare a votare. Per chi invece le urne le vuole c’è la voglia di giocare la carta di Draghi al Colle anche in senso strumentale, per accelerare la crisi politica approfittando anche del respiro che la pandemia sta concedendo. Anche se il taglio dei parlamentari previsto con la prossima legislatura costituisce una zavorra pesante contro le tentazioni elettorali. E quindi al momento continua una doppia battaglia: quella contro il virus e per la ripresa economica sotto la bandiera dell’unità nazionale e quella di posizionamento per scattare all’attacco non appena la safety car rientrerà ai box. Sempre che la politica non ci riservi la comparsa di nuovi leader.

Mario Draghi: 8
Mario Draghi doppia il capo delle Tempeste dei primi cento giorni del suo governo e al momento naviga in acque serene. Il Recovery fund viaggia (ma qui giocava in casa), il virus è in ritirata grazie ai vaccini (e qui era avventura). Non ha faticato neanche troppo a fare il domatore dell’inedita maggioranza, ha sostituito senza colpo ferire Arcuri (Covid) e Vecchione (Servizi segreti) con Figliuolo e Belloni. Ora si affaccia sulla terra di nessuno del semestre bianco, con tanti che lo verrebbero sia premier che presidente della Repubblica.

Francesco Paolo Figliuolo: 7- –
L’esordio è stato con troppe medaglie per un petto solo e la prima uscita televisiva ha causato un ingorgo da vaccini avanzati che il primo che arriva se li piglia. Ma in realtà l’avvento del generale ha coinciso con una svolta nella campagna vaccinale. Aiutato dalle forniture che finalmente cominciavano ad arrivare, ma la fortuna aiuta gli audaci. È quasi riuscito a imporre che la precedenza fosse riservata agli anziani, vorrebbe sfidare a duello i governatori per le loro trovate un po’ brillanti e un bel po’ elettorali.

Matteo Salvini: 6,5
Non è del tutto certo di aver fatto bene a sostenere Draghi e un po’ teme di essersi fatto fare fesso da quel furbone di Giancarlo Giorgetti. Ma in verità pensa che la scelta sia stata giusta, non fosse per quella marziana che ogni giorno tenta di infilzarlo dalla tolda dell’opposizione di Fratelli d’Italia. Il giochino del partito «di lotta e di governo» un po’ riesce e un po’ no. Ti astieni e ti pare di aver segnato un punto ma fai anche la parte del guitto, con questo premier al quale pare riuscire tutto.

Enrico Letta: 6,5
Per cultura e formazione è forse il più vicino al presidente del Consiglio. E siccome è con gli amici che si litiga mentre con gli avversari si tratta, si è confrontato con Draghi senza timore di sostenere che uno degli usi delle tasse è quello di riequilibrare le disuguaglianze sociali. Gli ultimi sondaggi danno il suo Pd poco al di sotto della Lega ma da buon realista continua a ricordare che si parte dal 18 per cento delle ultime elezioni. Deve fare i conti con un partito che lo ha eletto con percentuali bulgare ma che non è nuovo a tendenze cannibali.

Giorgia Meloni: 7
Lo bracca e ogni giorno sembra rosicchiare un po’ di consenso a quel Salvini che appena due anni fa era convinto di farne un solo boccone. Lo ha sempre sotterraneamente accusato di rivendersi le idee che gli rubava (una per tutte: «Prima gli italiani») e oggi può giocare sul doppio binario della coerenza politica e dell’unità del centrodestra mentre sottrae voti sia a Forza Italia che alla Lega. Si avvantaggia stando all’opposizione ma sta attenta a non maramaldeggiare, errore imperdonabile in tempi di pandemia.

Giuseppe Conte: 5,5
È impaziente di scendere in campo ma si sta affaticando in un riscaldamento troppo lungo. Perché un giorno c’è Casaleggio che non vuole dargli i dati degli iscritti, un altro giorno ci sono quelli che il doppio mandato si tocca/non si tocca. E poi c’è la Raggi che non molla e non gli fa fare gli accordi con il Pd nei Comuni e poi ancora, tutti uniti, nessuno vuole pagare più i contributi. Tutto questo mentre la sua popolarità nei sondaggi continua a essere altissima e quindi ancora di più restare in panchina lo esaspera.

Marta Cartabia: 7+
Ministra della Giustizia, prima donna ad essere diventata presidente della Corte costituzionale. A bassa voce il suo nome è spendibile quasi per tutto e per di più nessuno lo «brucia» mai fino a che il nuovo incarico non si realizza. Una magia che appartiene a pochi. Oggi si misura su uno dei temi politici più divisivi in assoluto, la Giustizia appunto, che ha bisogno di modernità, non fosse altro almeno che per far marciare il Recovery fund. Lavoro improbo in una maggioranza eterogenea che si sente già in campagna elettorale.

Roberto Speranza: 6+
Gli sono toccate tre mozioni di sfiducia tre come ministro della Salute di un governo di unità nazionale: un record non da poco. Il presidente del Consiglio ha dovuto esporre il petto al plotone d’esecuzione per difenderlo, rischio relativo perché nessuno avrebbe avuto il coraggio di sparare. Ma intanto le mozioni sono state respinte e lui, campione di prudenza di fronte al virus, ha saputo allentare la morsa via via che i dati hanno permesso un po’ di ottimismo. Nei sondaggi continua a godere di buona popolarità.

Renato Brunetta: 6,5
È il più anziano tra i ministri del governo, ed è lui quello a cui spetterebbe la reggenza di Palazzo Chigi se, tanto per dire, Mario Draghi fosse a sorpresa eletto presidente della Repubblica. Nel corso di questi primi cento giorni la sua sintonia con il presidente del Consiglio è stata totale, non solo sulla conduzione del ministero della Pubblica amministrazione. Il dilemma Draghi al Quirinale o al governo lo risolve così: da capo dello Stato potrebbe indicare un premier adatto a portare avanti in sintonia un lavoro utile per tutto il Paese.

Brusaferro & Locatelli: 6+
È cambiato il vertice della Protezione civile, con il ritorno di Fabrizio Curcio al posto di Angelo Borrelli. E il generale Francesco Paolo Figliuolo guida la campagna dei vaccini dopo aver sostituito Domenico Arcuri. Sono restati al loro posto invece Franco Locatelli e Silvio Brusaferro, a garantire la continuità nel Cts, croce e delizia di ogni fine settimana che indica pollice su o pollice verso da oltre un anno. Hanno continuato a portare a casa la sufficienza fuggendo le risse tra gli epidemiologi star.

dal sito www.corriere.it