LA DEMOCRAZIA DEI SENTIMENT*

di | 1 Giu 2021

              Elaborazione Immagine di Pietro Bergamaschini

Si voterà nel 2023?
Rimarrà Draghi a Palazzo Chigi e Sergio Mattarella o Marta Cartabia al Quirinale? Agitazione partitica e politica ingessata che portano di fatto all’impotenza? Il Presidente del Consiglio Mario Draghi va avanti, con consapevole cognizione sulle linee del suo programma per far decollare il Paese, sopito soprattutto dalla pandemia e da un’economia bloccata da molto tempo.
È riuscito a far inserire nelle discussioni dell’esecutivo di Bruxelles il tragico problema dei migranti, problema non meno significativo degli altri nodi che l’Europa e i singoli Stati dovranno affrontare.
Quella dei migranti è una grande questione non solo umanitaria ma che attraverso il superamento dell’accordo di Dublino si deve porre la ricollocazione in modo equilibrato e solidale in quanto ha riflessi non secondari nelle stesse politiche sociali ed economiche di tutta l’Europa.
Tale questione è stata messa in secondo piano dalla stessa drammatica emergenza della pandemia. Senza le scelte coraggiose e veloci di Mattarella e Draghi non si andava da nessuna parte nonostante centinaia di migliaia di morti. E grazie anche ai valori fondanti della cooperazione e della solidarietà reciproca delle istituzioni e degli Stati europei ci si ritrova nell’irrilevanza a partire dalla fondamentale area del Mediterraneo, che ovviamente non può riguardare solo l’Italia. Grazie al suo impegno il Premier (un completo meno funeralizio potrebbe indossarlo e magari sorridendo di più) raccoglie consensi popolari attraverso sentiment a suo favore, molto importanti per la sua solida credibilità internazionale.
Del resto il Presidente Draghi altro che Capo di Governo tecnico, come qualche politicante si ostina a considerarlo, ha esplicitato il piano parlando di un impegno per l’Italia del futuro con al centro il dovere nei confronti delle nuove generazioni e di una ripresa economica che rilanci ripresa e occupazione. Con uno spazio prioritario alle donne e alla loro valorizzazione soprattutto nel campo del lavoro e del miglioramento e parificazione nei gradi alti degli uffici e di tutte le attività di ricerca e di livelli gerarchici nelle amministrazioni pubbliche e private.
Con grande stile istituzionale. del quale ci eravamo dimenticati, Mario Draghi ha chiarito che non è sua intenzione in alcun modo intervenire nel dibattito sulle scelte del capo dello Stato il quale è il solo, se lo desidera, a poterne parlare.
E’ un modo ineccepibile istituzionalmente di respingere ogni tentativo nel tirare in ballo il Presidente del Consiglio. Circa il futuro e la durata della legislatura, il problema fondamentale sta nella sicura scadenza per il settennato di Mattarella al quale spetterà, solo al Presidente della Repubblica, valutare le scelte politiche del Parlamento che sarà composto in modo molto diverso dopo il referendum costituzionale che ne ha ridotto il numero di deputati e senatori.
Infatti dovrebbero cambiare tutti i componenti del Parlamento con una diversa legge elettorale. Dovrebbe partire un bel “basta” con le liste bloccate per eleggere porta borse e benefattori cooptati ed allineati ai segretari dei partiti.
Per quanto riguarda la posizione dei partiti appaiono tutti ricondotti a ragionevolezza, ma non mancano difficoltà e disaccordi all’interno dei diversi schieramenti.
Lo stesso Segretario Letta, non ha ottenuto grande accoglienza con la sua proposta di una trattenuta maggiore per le successioni dei redditi più alti, da destinare ai diciottenni. Proposta che lo stesso Draghi ha ritenuto inopportuna e da affrontare eventualmente nel quadro di una riforma generale delle tasse. Letta dovrebbe pensare più alle Istituzioni che rincorrere vendette di velluto nei confronti di Matteo Renzi, che insieme a Casini sono avanti per esperienze anni luce dagli altri.
Resta poi sibillino, quanto e più di prima, il rapporto con i CinqueStelle che si muovono con grande incertezza, confusione, sbranandosi fra loro. Intanto il designato leader Conte cerca di sostituirsi al governativo Di Maio senza grande convinzione e presa, ha solo sistemato Casalino ai Gruppi parlamentari. Fisso nella mente degli Italiani, rimane impresso lo sfogo “di padre “Da parte di Grillo per difendere il figlio dall’accusa di stupro, vero e proprio autogoal dello stratega del “vaffa giustizialista” ma “tiene famiglia”.
Non sembra ma l’ingresso di Enrico Letta ha disorientato proprio l’elettorato dei Grillini ormai simile a quello del Partito Democratico.
In casa Destra emergono posizioni articolate tra i leghisti. Restano le incomprensioni non semplici con i Fratelli d’Italia aggravate dal contrasto sulla presidenza del Copasir e sulle elezioni del Capo dello Stato, vero “contendere” politico l’uscita di scena di Berlusconi, capo carismatico.
Prima di porsi il quesito di chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica meglio sottoporre ai Lettori una considerazione non trascurabile.
Partiamo dall’incarico conferito a Mario Draghi dal Presidente Mattarella. In quella Sede certamente l’attuale Premier avrà sottoposto al Presidente dei vincoli di copertura, in particolare la richiesta di rimanere ancora al Quirinale se avanzata e partecipata da tutte le forze politiche, per avere il tempo “d’incardinare” il piano economico di ripresa e resilienza. Draghi sa che i progetti di sostituirlo esistono ma sono deboli, poi con chi?
Con Romano Prodi, “una sorta di cappotto buono” che si toglie dalla naftalina per poi indossare?
Con insolenza trattato quindi da “brontolo” di turno. O con Giuseppe Conte, “l’Avvocato degli Italiani” (come si è autodefinito) portato avanti da una parte di Grillini e di Democratici di contestazione come Bettini (con ridottissima attendibilità)? Conte come Elisa di Rivombrosa… Infine potrebbe essere Pierferdinando Casini, detto “Pierfurby” “usato sicuro d’ordinanza di fede dorotea”? Oppure un cincinnato Gentiloni con i soliti Violante, Bersani e il grande scrittore Veltroni favorito dall’autosiluramento di D’Alema ….
E’ tornato pure Michele Santoro del “quando c’ero io in Rai”, in giro per studi televisivi come una madonna pellegrina, uno strano caso… Ipotesi o bizzarrie della mania di pronostici?
Una situazione comica, come se i “giacobini” della Rivoluzione Francese dovevano decidere chi mandare al posto del re…
In un Parlamento di ormai duecento parlamentari in “cambio-casacca” la situazione diviene molto complicata.
Intanto s’intravedono le misere trame di palazzo.
Con una Magistratura litigiosa in forte crisi esistenziale, con una realtà politica scadente senza classe dirigente, resiste solo l’istituzione del Presidente della Repubblica.
Si ha l’impressione che le forze politiche restino avvinghiate al proprio ombelico senza approfittare di quella che potremmo definire la tregua di identità offerta dalla guida di Draghi, per guardarsi a fondo al proprio interno e riesaminare gli errori commessi, per dar vita ad un rinnovamento e ad una rivitalizzazione programmatica e politica di cui dovrebbero avvertire un urgente bisogno.

*sentiment s. m. inv. Stato d’animo, convinzione, valutazione che si forma sulla base di sensazioni, emozioni, impressioni.

di Francesco Petrucci

 

Francesco Petrucci
Sociologo. Si è laureato presso l’Università di Roma la Sapienza.
Osservatore nei corsi economici presso L’Unione delle Camere di Commercio.
Esercitatore presso la Cattedra di Filosofia Moderna con il prof Franco Bianco.
Assistente presso la cattedra di Metodologia e Tecniche della ricerca sociale con il prof.Gianni Statera.
Ha lavorato presso la Group Italia Spa; la Confederazione della Uil nazionale e della Cisl nazionale distaccato da Società Autostrade Spa.
Assistente dell’Amministratore Delegato OLIVETTI EUROCOMPUTERS.
Presidente del Comitato Culturale del Giornale online “ITALIANITALIANINELMONDO.COM”.
Direttore delle Ricerche del CEFRASM Centro Francescano di Studi sul Mediterraneo