“È DALL’IRONIA CHE COMINCIA LA LIBERTÀ” (Victor Hugo)

di | 1 Ago 2021

                                              Opera di Banksy

La forte presa di posizione del Presidente del Consiglio Draghi nel sottolineare la sua autonomia dai partiti della stessa Maggioranza e non, è assolutamente coerente con l’incarico conferitogli dal Presidente della Repubblica e validato dal Parlamento.
Draghi ha di fatto promosso una pacificazione sostanziale della politica italiana diventando, per la sua storia personale, l’asso di cuori dell’Unione Europea nonché interlocutore privilegiato degli Usa. Con la sua “divisa” da presidente di banca sta diventando simpatico perché meno freddo, ancora un ritocco e potrebbe diventare perfino charmant. L’uso di battute ,nel caso di Super Mario, di freddure renderebbe l’uomo ancor più comunicativo ,come si usa dire oggi , senza capire(preso sano sano dalle defilippate televisive), empatico.
La determinazione del Premier è necessaria nel rovente clima di “inconcludente attivismo” di partiti e personaggi il cui unico fine è contrapporsi sempre e comunque per superare le loro difficoltà interne. Del resto la scelta Draghi è l’ultima spiaggia per queste realtà politiche in disarmo ormai: Cinquestelle, Pd e Lega in parte.
Come formichine impazzite che corrono ossessivamente sullo stesso percorso, così le forze politiche se non avessero a che fare con la determinazione di Draghi continuerebbero a produrre chiacchiere voluminose da zucchero filato in attesa di poltrone da occupare.
Mi domando del perché la politica attuale abbia dimenticato l’ironia.
Nell’epoca dei social, del turismo, della fraternità buonista, della “solidarietà a tutti costi pur di apparire” si è smarrita la intelligente capacità di deridersi e non mancherebbero i motivi…
La feroce ironia di Giulio Andreotti è un iconico mito lontano nel tempo e dalla odierna cultura dei politici “in esercizio…”. In politica quando manca la componente di ironica autocritica si è costretti a prendersi troppo sul serio e far ridere comunque.
Si capisce, vedendo pallosi dibattiti televisivi, che ci troviamo davanti al un pirandelliano gioco delle parti.
Politici come starlettes che posano consapevoli di essere prigionieri dei loro conflitti interni ed esterni. Buoni allievi dei politici ”cattivi maestri” ci sono molti “catodici virologi d’occasione” ben lontani dall’essere scrupolosi uomini di scienza , troppo accecati da trucco e riflettori di studio televisivo.
Non chiediamo belle parole, ma un forte impegno nel collegamento di interazione con una società destinata, altrimenti, al progressivo deperimento nel suo complesso perché inesorabilmente legata al futuro delle nuove generazioni ed al ruolo delle donne, entrambi problemi cruciali per la stessa Europa.
La consapevolezza di questa gravità è stata accompagnata dal Presidente del Consiglio con l’illustrazione delle scelte programmatiche del suo governo, decisive anche per la questione del superamento del divario nord-sud e per la costruzione di una società complessivamente più equilibrata e più giusta.
In tutt’altro contesto, sempre in relazione in qualche modo sul tema “della società giusta” emerge la questione drammatica della crisi della nostra giustizia, angustiata sempre più da scandali e da vicende sconcertanti.
Bene ha fatto il Ministro Cartabia e il Presidente del Consiglio a trovare una larga intesa sulla Riforma della Giustizia, anteponendola perfino alla possibile obbligatorietà del Carta verde del vaccino. Speriamo… anche perché non sorprendono i recentissimi scenari che mostrano quanto i cittadini siano scontenti della condizione della nostra giustizia.
L’indagine di Nando Pagnoncelli mostra chiaramente il crollo sempre più ampio della fiducia nei nostri magistrati, fiducia che è caduta in 11 anni dal 68 al 39%.
Nell’analisi dei dati quelli maggiormente sfiduciati sono elettori della Meloni di Fratelli d’Italia, mentre le critiche maggiori riguardano la durata dei processi.
Si sta prefigurando una scena politica con una affollata convergenza al centro.
Anche se apparentemente fuori dalla maggioranza resteranno Fratelli d’Italia a destra e gruppetti sparsi nati dai dissidenti del Movimento 5 stelle e di Leu. Con la “chirurgia estetico riduttiva” dei CinqueStelle ridotti in termini di compattezza del voto parlamentare, la Lega ha aumentato l’influenza sulla maggioranza e sull’Esecutivo.
Situazione spinosa, quasi disperata, per il Partito democratico, fino a ieri “ombelico del sistema”, costretto a convivere con alleati virtuali(Grillini) e avversari temibili (Renzi e Salvini). Enrico Letta “Tu vuò fa lu francese” ha aumentato la conflittualità interna al partito, dovuta proprio alla debolezza della leadership e da rinnovati congiurati.
Nel Pd, irrorato di acqua stantia d’annaffio, ecco scorgersi “i dormienti evergreen” Prodi, Veltroni, Gentiloni, Rutelli e qualcun altro .
A proposito di “Veltroni ormai fine corsa”, rammento che dopo un lunghissimo attendere (suo stile) quando era Sindaco di Roma tutto un tratto si svegliò e fece approvare un piano regolatore della Capitale ideato da Morassut assessore, piano che ha prodotto tanto di quei guasti da far invidia ad Attila: desertificazione del centro storico, inutili opere urbanistiche nelle sterminate periferie con annesse cementificazioni, furono accantonate banche e palazzinari. Rammentavo il fatto per sottolineare che dobbiamo tremare davanti a improvvisi attivismi politici…
Le Destre potrebbero anteporre candidati “ibernati” come lo stesso Berlusconi, l’Amato immarciscibile, la Casellati ad una eventuale Emma Bonino.
Chiedo sommessamente al Presidente Draghi: anziché nominare un nuovo presidente Rai perché non abolisce il canone televisivo per una tv praticamente improduttiva? Perché far pagare i tamponi a tutti? Perché non aiutare la crescita demografica? E tanti altri perché …
Cerchiamo di analizzare la durata del Governo.
Fino all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica del 2022 non s’intravedono tempeste vere nell’Esecutivo. Poi lo scenario prenderà due vie: l’eventuale elezione di Draghi al Quirinale con un ritorno alle urne anticipato. Oppure qualora fosse scelta dal Parlamento un’altra personalità istituzionale come la Cartabia, Draghi potrebbe governare fino al 2023, scadenza naturale della legislatura. Non si escludono naturalmente altri colpi di scena, come un mancato sostegno dopo il 2022 di uno o più partiti che oggi compongono la maggioranza.
E’ complicato immaginare previsioni sulla durata del Governo ma è necessario rilevare quanto, con una maggioranza e con le elezioni politiche che si avvicinano, il secondo anno possa diventare difficile pure per Draghi. Ad oggi, appare più consistente l’ipotesi che l’esecutivo Draghi possa concludersi nel 2022 invece che nel 2023. I prossimi tempi ci diranno di più su questo punto , molto dipenderà anche dalla capacità del nuovo Esecutivo di sfruttare “il rodaggio” per portare a compimento l’attuazione del Recovery Fund e l’impostazione delle Riforme strutturali.
Molti sono i rischi politici principali che attualmente corre il sistema politico: il primo è come si metterà la pandemia; il secondo è ancora una volta l’invocazione di un governo normale da parte delle forze politiche per poi riproporre antiche logiche predatorie di potere, distorcendo a proprio piacimento la Pubblica Amministrazione per poi scaricare su di essa ogni responsabilità negativa; il terzo è il pantano partitico (Draghi può centralizzare le decisioni e realizzare le Riforme per decreto, ma le stesse dovranno poi passare dalle assemblee parlamentari. Quindi il probabile sabotaggio dei programmi di Governo da parte della politica potrebbe essere in agguato. Altro pesante rischio è lo sfrenato potere alle Regioni che porta guasti inesorabili nei settori vitali d’intervento a cominciare dalla tutela della salute.
A questo punto auspichiamo la permanenza del Presidente Mattarella per non vanificare tutto il lavoro fin qui svolto da Draghi, poi il caos? Tranquilli non passeremo alla monarchia ma occhi ben aperti per democrazie presidenziali. Il punto è che oggi nessuno è in grado di pronosticare cosa succederà a gennaio, fine del settennato presidenziale ,nemmeno lo stesso Presidente Mattarella. Proprio perché dipenderà da troppi elementi . Si deve tener conto delle ambizioni di Draghi, dalla buona salute del suo governo, tra sei mesi, e non ultimo dalla possibilità che all’attuale Capo dello Stato venga richiesto, all’unanimità del consenso di tutte le forze politiche di prolungare il sacrificio per salvare i progetti messi in campo dal governo. Europa, Usa, Russia, Cina e India ci osservano da vicino , ricordiamoci che con Conte stavamo diventando una colonia a zone della dittatura cinese (Via della Seta e altre scelleratezze finalizzate al predominio orientale come il 5G). Draghi “asso di cuori conosce bene queste insidiose quinte internazionali”.
Allora ci chiediamo : potrebbe sottrarsi Mattarella al Paese nell’interesse del Paese?

 

di Francesco Petrucci

 

Francesco Petrucci
Sociologo. Si è laureato presso l’Università di Roma la Sapienza.
Osservatore nei corsi economici presso L’Unione delle Camere di Commercio.
Esercitatore presso la Cattedra di Filosofia Moderna con il prof Franco Bianco.
Assistente presso la cattedra di Metodologia e Tecniche della ricerca sociale con il prof. Gianni Statera.
Ha lavorato presso la Group Italia Spa; la Confederazione della Uil nazionale e della Cisl nazionale distaccato da Società Autostrade Spa.
Assistente dell’Amministratore Delegato OLIVETTI EUROCOMPUTERS.
Presidente del Comitato Culturale del Giornale online “ITALIANITALIANINELMONDO.COM”.
Direttore delle Ricerche del CEFRASM Centro Francescano di Studi sul Mediterraneo