I talebani vietano il vaccino anti-Covid. Timori dell’OMS per un aumento dei casi in Afghanistan

I talebani vietano il vaccino anti-Covid. Timori dell’OMS per un aumento dei casi in Afghanistan

In alcune regioni dell’Afghanistan, le milizie talebane hanno già imposto uno stop immediato alle vaccinazioni anti-Covid e si teme l’estensione a tutto il paese, dove anche le vaccinazioni anti polio sono ferme da anni. La preoccupazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

Tra i tanti risvolti drammatici legati alla presa di Kabul da parte dei Talebani c’è anche quello legato a una possibile propagazione dei casi di Covid-19. Hanno chiaramente mostrato la loro ostilità nei confronti delle vaccinazioni e l’Organizzazione Mondiale della Sanità e gli epidemiologi di tutto il mondo temono che alla formazione del nuovo governo afghano guidato dai Talebani possa seguire una diffusione rapida e incontrollata di COVID-19.
Già nel momento in cui avevano raggiunto la parte orientale dell’Afghanistan, la provincia di Patkia, le milizie hanno imposto uno stop immediato della somministrazione del vaccino contro il Covid-19. Ora, con il loro arrivo a Kabul, è probabile che le vaccinazioni vengano dichiarate illegali in tutto lo Stato.

Nonostante le difficoltà di monitoraggio, tra il 3 gennaio e il 19 agosto, l’OMS ha registrato in Afghanistan 152.411 casi confermati di COVID-19 e 7.047 decessi. Sempre in base alle stime dell’OMS, alla data del 14 agosto, il paese aveva somministrato un totale di 1.872.268 dosi di vaccino, su un totale di 40 milioni di persone. Secondo gli epidemiologi, almeno il 70% della popolazione di ciascun paese dovrebbe essere vaccinato per frenare efficacemente il virus COVID-19.

«Poiché la situazione in Afghanistan continua rapidamente a peggiorare, siamo estremamente preoccupati per l’evolversi delle esigenze di sicurezza e umanitarie nel paese, compreso il rischio di epidemie e l’aumento della trasmissione di Covid-19», si legge in una nota rilasciata dall’OMS il 17 agosto. «I disagi all’aeroporto stanno inoltre ritardando le forniture sanitarie essenziali urgenti. L’affollamento nelle strutture sanitarie e nei campi interni per gli sfollati, in seguito all’aumento del conflitto nel paese, limiterà inoltre l’attuazione dei protocolli di prevenzione delle infezioni, aumentando il rischio di trasmissione di COVID-19 e di focolai di altre malattie», si aggiunge.

Nelle aree in cui le persone sono fuggite per cercare sicurezza e riparo, tra cui Kabul e altre grandi città, i rapporti sul campo hanno indicato che vi sono casi crescenti di diarrea, malnutrizione, ipertensione, sintomi simili a Covid-19 e complicazioni per la salute riproduttiva.

«Se il processo di vaccinazione viene interrotto, il Covid-19 sarà difficile da controllare in Afghanistan», ha affermato Musa Joya, docente di fisica medica presso l’Università di Scienze Mediche di Kabul, ma attualmente in corso di dottorato presso l’Università di Scienze Mediche di Teheran, Iran, come riportato su News Medical Life Sciences. «Le persone non si fidano del sistema sanitario ed evitano di andare negli ospedali, e il sistema sanitario del paese non è in grado di fornire ossigeno e altri farmaci che devono essere importati», afferma Joya. «Inoltre, la maggior parte degli afghani non crede nella prevenzione della mortalità per coronavirus tramite la vaccinazione. Si espongono al virus e lasciano il resto alla Provvidenza».

Il rischio, in questo caso, è che il Covid-19 possa diffondersi rapidamente e aggiungere più dolore e miseria a una situazione già profondamente angosciante. Già in passato, i Talebani avevano espresso il loro disappunto nei confronti dei vaccini, opponendosi alla vaccinazione contro la poliomielite. Non per nulla, l’Afghanistan è un’area in cui il virus della polio circola ancora: nel 2020, sono stati segnalati 56 casi della malattia.
Il divieto di vaccinazione anti-polio è stato imposto a tutte le aree detenute dai talebani proprio nel 2020, mentre le aree critiche della regione meridionale erano prive di immunizzazione da quasi tre anni, colpendo circa 1 milione di bambini e portando a un significativo calo dell’immunità della popolazione e ad un aumento del rischio di ulteriore intensificazione e diffusione geografica del virus poliomielitico. Attualmente sarebbero oltre 3 milioni i bambini non vaccinati e irraggiungibili.

dal sito www.vanityfair.it