CARO BABBO NATALE

Mart, Murale
Caro Babbo Natale, pensi di essere il solo che può fare quel che fai in questi giorni o credi che altri potrebbero continuare il lavoro da te impostato? Scusa la domanda non gravata da eccesso di acume, ma sento che la si rivolge spesso e sarebbe bello vedere la reazione se l’interrogato rispondesse: no, ci sono solo io, gli altri son fetecchie. Potrei anche chiederti se, una volta completato il lavoro, fra poche ore, ti andrebbe di fare il presidente della Repubblica, ma so già che ci gireresti attorno, elusivo. Anche in questo caso sarebbe bello vedere le facce degli interroganti se rispondessi: volentieri, anzi credo che me lo dobbiate, con tutto quello che vi ho fatto avere.
Senti, Babbo, ma a te pare normale che a nessuno venga voglia di parlare di cose reali, concrete, a loro modo anche epocali, mentre impazza la passione per le gesta o le ambizioni di questo o quella (visto come sono corretto, “quella”, merito un regalino in più)? (Non insistere “quell*” te lo puoi scordare) Qui pare normale che il presidente del Consiglio spieghi, papale papale, quanto facciano schifo e perché certi bonus, a fonte dei quali i tuoi regali son micragnerie, e quelli che li hanno votati manco rispondano, aggiungendo solo che uno meglio di quel presidente non lo trovano proprio. Ed hanno ragione entrambi: i bonus son schifezze e fra i partitanti non ne trovi capaci di spiegare perché. Si sono inscenate battaglie al calor bianco e alcune proseguono nella sede meno adatta, ovvero in tribunale, sostenendo che le frontiere debbano essere sigillate, poi passa il decreto flussi, si raddoppiano gli ingressi (ovviamente regolari), il governante annuncia che altri e di più ce ne vorranno presto, e nessuno fiata. Gli sbandieratori sono disinteressati al tema iscritto nelle loro bandiere.
Nel frattempo a occuparsi dell’andamento demografico hanno lasciato i parroci (taluni dei quali provano a rimediare in prima persona) e quei fissati, come noi, che ricordano come il sistema pensionistico e l’intero welfare non reggano, con questi numeri. Mentre alla politica che si mostra così desiderosa di governare il futuro non passa per la testa di andare oltre il solo mestiere cui sembra interessata: promettere aiuti e soldi. Come se non sapessimo che si facevano assai più figli quando c’erano assai meno soldi. Pensa alla società in cui saremo tutti panciuti e canuti come te, con rispetto parlando, e ci contenderemo un pargolo fecondato in vitro per potergli impilar regali sul groppone. Ovviamente a spese sue, contraendo debiti che pagherà lui.
Ma veniamo al dunque, caro Babbo, so che sarebbe figo chiederti come regalo la pace nel mondo, ma non sono iscritto ad alcun concorso di bellezza, sicché posso chiederti qualche cosa di decisamente più complicato: si potrebbe avere una vita collettiva con un pizzico di memoria in più? Perché qui ciascuno suona e canta la storia che gli pare, per lo più basata su balle colossali, e grazie a questo reclama la propria coerenza nel fare l’opposto di quel che sostenne. A veder come spariscono da dove erano e come ricompaiono riaccasati altrove vien da dire che Heisenberg era un pivello, ma, appunto, se ci fosse memoria si passerebbe dal principio di indeterminazione alla fine della rielezione. Invece no, ritornano. Ecco perché dovresti regalare a tutti un po’ di memoria. Servirebbe anche a ricordarsi quel che si reclamò e si ebbe, mandandoli al potere, di modo che la si smetta di pretendere che la colpa sia sempre d’altri. Un grammo di memoria e sarebbe fatta. Il che porterebbe a una rivoluzionaria scoperta: non ci sono solo i diritti da reclamare, ma anche i doveri da adempiere. T’è piaciuta? Perché fai quella faccia? Non te la cavi portandomi il carbone, che mi serva da lezione. Primo: perché quella è roba della Befana. Secondo: perché non consentito dalla tassonomia (che non sai cos’è, non lo sa quasi nessuno, ma fa tanto esperto d’ambiente).
Vabbè, ho capito, lo immaginavo: almeno evitiamo il pigiama, magari una pipa, vanno bene anche due fette di salame. Però poi non ti lamentare se mettono in giro la voce che non esisti.
Articolo pubblicato sul sito www.davidegiacalone.it
di Davide Giacalone
Davide Giacalone
Davide Giacalone (1959)
Dal 1979 in poi, mentre continuava a crescere il numero dei tossicodipendenti, si è trovato al fianco di Vincenzo Muccioli, con il quale ha collaborato, nella battaglia contro la droga.
Dal 1980 al 1986 è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana.
Dal luglio1981 al novembre 1982 è stato Capo della Segreteria del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Dal 1987 all’aprile 1991 è stato consigliere del Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, che ha assistito nell’elaborazione dei disegni di legge per la regolamentazione del sistema radio-televisivo, per il riassetto delle telecomunicazioni e per la riforma del ministero PT, oltre che nei rapporti internazionali e nel corso delle riunioni del Consiglio dei Ministri d’Europa.
È stato consigliere d’amministrazione e membro del comitato esecutivo delle società Sip, Italcable e Telespazio.
Dal 2003 al 2005 presidente del DiGi Club, associazione delle Radio digitali.
Nel 2008 riceve, dal Congresso della Repubblica di San Marino, l’incarico quale consulente per il riassetto del settore telecomunicazioni e per predisporre le necessarie riforme in quel settore.
Nel maggio del 2010 ha ricevuto l’incarico di presiedere l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell’innovazione, dipendente dalla presidenza del Consiglio. Nel corso di tale attività ha avuto un grande successo “Italia degli Innovatori”, che ha permesso a molte imprese italiane di accedere al mercato cinese. Con le autorità di quel Paese, crea tre centri di scambio: tecnologia, design, e-government. Nel novembre del 2011 si è dimesso da tale incarico, suggerendo al governo di chiudere la parte improduttiva dell’Agenzia, anche eliminando le sovrapposizioni con altri enti e agenzie.