MEGLIO “PIUTTOSTO” CHE “NIENTE”…

                                             Ericailcane, I Mostri

 

«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza.»
Preghiera scritta da Reinhold Niebuhr teologo tedesco-americano (1892-1971)

Questa nota preghiera nordamericana definisce in sintesi il nostro attuale stato d’animo.
Un misto di impotenza e malinconia che assistono al trascorrere degli anni, in una Italia dove vige la regola della tragedia quotidiana nella infinita cornice pandemica di un Paese alle corde.
Il degrado lo si vede dappertutto, nulla funziona, scarse professionalità, incuria dilagante ed un fiorire di “caro” per rivolgersi agli altri o di “amò” per i diffusi sconosciuti nelle vesti di “nani e ballerine” televisivi.
Se poi arricchiamo ulteriormente il ragionamento e volessimo rivolgerci alle parrocchiette dei conduttori c’è da rabbrividire per la faciloneria con la quale vengono “chiamati alle armi” soliti noti compiacenti o “amici” che scambiano oltre che le gomitate e qualche bacetto cloroformizzato anche favoretti con tornaconto…tanto paga l’abbonato e consumatore indotto da pubblicità spesso indecente. Amici, fratelli, amanti, cugini e via dicendo fino allo sfinimento!
Se la Tv è lo specchio del Paese allora lo spettacolo è veramente inquietante …
(Manca solo che la Lollobrigida lasci qualcosa anche alla Venier per le ripetute ospitate…).
Purtroppo dobbiamo prendere atto e soffrire per le crepe storiche e dei vuoti di proposta politica. E’ da tre decenni che i partiti italiani arrancano, fino ad arrivare alle costose follie di un movimento retto una volta da un comico e oggi da un avvocato senza storia politica.
Il Paese è stato posto per ultimo nell’economia italiana. Sotto l’alibi della solidarietà nazionale si sono scatenate ulteriori lacerazioni sociali e culturali che non trovano ascolto e spazi per esprimersi , il Parlamento vive alla giornata .Con Draghi Premier i partiti, tutti, sono stati oscurati ,già erano e sono in avanzata crisi di proposta politica e identità ideale .Ecco perché il Premier è come una stella senza cielo (riecheggiando un motivo musicale di Ligabue). Con il lockdown la partecipazione è crollata e con essa tutte le iniziative provenienti da un sistema sociale ormai irriconoscibile.
I suoi incarichi di banchiere europeo e mondiale, hanno consentito a Mario Draghi negli anni di tessere una tela mondiale di rapporti con la politica internazionale e le principali autorità delle banche mondiali. Visto che il denaro è purtroppo la misura di ogni cosa, mai scelta fu tanto azzeccata dal Presidente della Repubblica Mattarella di nominarlo Premier per gestire la manna di prestiti a tasso agevolato e di grant (donazioni) che Bruxelles ha messo a disposizione dell’Italia, garantendoli con l’emissione di bond comunitari.
E considerando l’assennata scelta di Mattarella, desidero ricordare che i prestiti europei sono vincolati a precisi adempimenti da parte nostra: Riforme e progetti strutturali per il rilancio del nostro sistema-Paese. Da qui la necessità di far continuare a Draghi l’attuazione.
Il Presidente della Repubblica lo ha esplicitamente chiamato per queste motivazioni, non perché fosse solo l’Arcitaliano di ruolo e di turno. Draghi avrebbe tutto l’interesse di completare per tempo il Piano di ripresa , nelle nebbie pandemiche, ma traslocando in gran pompa al Quirinale lascerebbe ad un destino di incertezza vera il Paese.
Invece se dovesse fallire nel suo progetto di risanamento, a rialzare la voce sarebbero proprio quelle frange movimentiste anti-europeiste che si sono adattate agli slogan dei loro leader, pur di evitare elezioni anticipate.
Ora però si fa sempre più concreto l’orizzonte dell’ottobre 2022 per lo scioglimento anticipato del Parlamento, permettendo così ai parlamentari in carica di garantirsi il diritto alla pensioncina …
Qualora Draghi venisse eletto Presidente della Repubblica il Piano di ripresa subirà ritardi fatali e non basteranno certo i suoi non brillanti collaboratori a salvare il salvabile.
Questo ipotetico scenario consentirebbe a parte del centrodestra di affrancarsi dal suo impegno consociativo di stabilità e si terrebbe le mani libere per dirottare a proprio favore una crisi di Governo.
Giuseppe Conte ,terzo incomodo e capo di una risicata bellicosa tribù grillina insegue una via d’uscita tra Partito Democratico e Beppe Grillo che gli attribuirebbero in toto il fallimento della sua nuova creatura-partito. Infatti, se il nuovo Movimento Cinque Stelle si aggregasse in bottega alla sinistra come vorrebbero Enrico Letta, Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini (tre eminenti strateghi delle soluzioni all’amatriciana), perderebbe l’ala movimentista che giocherebbe una partita a sé nel caso di ricorso a elezioni anticipate. Alla fine, quasi certamente perderanno tutti per il logoramento delle attuali instabili alleanze nella ricerca di un candidato da eleggere a maggioranza semplice al Quirinale, così come avvenne con la rottura del Patto del Nazareno, a seguito dell’elezione di Sergio Mattarella.
Mario Draghi, quindi, fa benissimo a evitare una sua auto-candidatura per il rispetto del “famoso nonsense cronoprogramma” circa la realizzazione di un programma ancora in bozza anche perché, se non dovesse andare al Colle più alto, non c’è che da aspettare i tempi giusti per andare a sostituire in Europa Ursula von der Leyen, prendendo così il posto di Angela Merkel nella guida diretta della Unione europea. Draghi ricorda Aldo Moro che nel 1971 pur di non spaccare la Democrazia Cristiana rinunciò a diventare Presidente della Repubblica in favore di Giovanni Leone. Un grande Statista dimenticato. Mi sono permesso ricordare questo passaggio politico di mezzo secolo fa, affinché il Presidente Mattarella, profondo conoscitore della storia democristiana ne possa tener conto rimanendo al Quirinale per consentire al Premier (da lui nominato) a rimanere dove sta.
A qualcuno è sfuggito inoltre che durante questo nuovo anno si riscriveranno le regole europee, senza Draghi ci penserà Di Maio? Prospettive lunari…

di Francesco Petrucci

Francesco Petrucci
Sociologo. Si è laureato presso l’Università di Roma la Sapienza.
Osservatore nei corsi economici presso L’Unione delle Camere di Commercio.
Esercitatore presso la Cattedra di Filosofia Moderna con il prof Franco Bianco.
Assistente presso la cattedra di Metodologia e Tecniche della ricerca sociale con il prof. Gianni Statera.
Ha lavorato presso la Group Italia Spa; la Confederazione della Uil nazionale e della Cisl nazionale distaccato da Società Autostrade Spa.
Assistente dell’Amministratore Delegato OLIVETTI EUROCOMPUTERS.
Presidente del Comitato Culturale del Giornale online “ITALIANITALIANINELMONDO.COM”.
Direttore delle Ricerche del CEFRASM Centro Francescano di Studi sul Mediterraneo