IL FALLIMENTO DELLA POLITICA: UNA GUERRA TRA SORDI

Vladimir Kush, Milleniun Watchman
Una tragica guerra tra sordi e descritta da ciechi: il fallimento della politica.
Carl von Clausewitz, generale prussiano, ricordava che “la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque solamente un atto politico ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico. “L’attuale drammatica guerra in Ucraina diventa un tragico esempio della mancanza di una politica capace di anticipare il dramma di una guerra tra sordi incapaci di sentire le ragioni altrui e descritta da ciechi, i media che si fermano alla notizia del giorno incapaci di guardare un sistema globale che sta violentemente cambiando. Non si capisce e non si chiarisce una guerra fatta con due modi di combattere, la finanza ed i cannoni, lo scontro mette in discussione gli equilibri globali sia sul piano bellico, su quello della finanza e sugli equilibri globali.
La lettura della storia è fondamentale per capire i motivi del fallimento della politica che rimanda le decisioni per paura o per comodità portando la politica alla guerra che non nasce mai per caso ma è la risoluzione di conflitti non affrontati in sede politica come spesso si è verificato nella Storia.
L’Ucraina creata da Lenin ma legata alla Russia ha dato i natali, oltre a Lenin, a Kruscev ed a Breznev mantenendo una forte integrazione nel sistema sovietico.
La caduta del muro di Berlino e il disfacimento dell’impero russo ha creato potenziali conflitti in paesi alla riconquista della loro identità e l’Ucraina tra questi ha dovuto cominciare a fare i conti con le sue etnie diverse tra parte occidentale, cattolica e di lingua ucraina e quella orientale, russa- ortodossa e di lingua russa. Probabilmente il mondo sarebbe diverso se gli Usa rimasti soli a governare il mondo avessero fatto un nuovo piano Marshall per salvare e riunire il sistema sovietico ma questo pensiero non fa parte della cultura degli Usa ma certamente dell’Europa che troppo spesso, però, rimane silente. L’espansione della Nato dopo la guerra nella ex-Iugoslavia, altro esempio di fallimento della politica finito in guerra, ha creato ai confini della Russia la percezione di un possibile rischio nella confinante Ucraina per colpa anche dell’atteggiamento aggressivo degli Usa. E’ utile ricordare la preveggenza di Henry Kissinger che nel 2014 in un articolo pubblicato sul Washington Post scriveva: ” Troppo spesso la questione ucraina viene presentata come una resa dei conti tra due contendenti l’est e l’ovest. Se l’Ucraina vuole sopravvivere e prosperare non deve essere l’avamposto delle due parti ma il ponte neutrale fra di esse. Per la Russia l’Ucraina non potrà mai essere considerata come paese straniero data la sua storia”. Kissinger rimarcava le differenze al suo interno, come visto, tra l’ovest e la parte est e concludeva: “L’obiettivo di un accordo non è la soddisfazione assoluta ma l’insoddisfazione equilibrata in mancanza della quale la deriva verso il conflitto accelererà e di questo passo accadrà abbastanza presto“ (Si veda Dario Gedolaro su Viavai-blog). Aveva ragione ma nessuno lo ha ascoltato ed ora siamo di fronte al dramma infinito di una guerra oggi incomprensibile e sciagurata.
Infine questo drammatico scontro mostra due forme di guerra, quella sul campo e quella sui mercati finanziari ed in tutte due i casi i risultati sono violenti. L’esclusione della Russia dal sistema dello Swift, dollaro-centrico, la danneggerà come in parte anche gli altri paesi ma favorirà la creazione di un sistema alternativo a cui sia la Russia, sia la Cina, l’India ed altri paesi stanno pensando.
Dal 2014 la Russia ha lanciato un sistema di pagamento, SFFS, alternativo allo Swift e la Cina nel 2015 a sua volta ha creato il CIPS a cui aderiscono 1280 istituzioni finanziarie in 103 paesi e regioni collegate e, come la Russia, ha ridotto l’interscambio con il dollaro dal 90% del 2015 al 49% del 2020. Siamo alla fine di un lungo periodo di debito coperto dalla stampa di carta moneta specie in dollari e la possibilità di una dedollarizzazione diventa uno scenario alternativo; ma la politica rimane assente anche in questo caso? Se la risposta è positiva prepariamoci ad un altro disastro.
di Fabrizio Pezzani
Fabrizio Pezzani
Laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Parma, Dottore commercialista e Revisore contabile, svolge attività di docenza presso l’Università Bocconi e la SDA Bocconi. Svolge, inoltre, attività di natura scientifica e professionale all’interno di Comitati e Commissioni di rilievo nazionale e internazionale. E’ autore di numerose pubblicazioni sui temi della contabilità, bilancio e controllo.
(*) E’ membro del Comitato Esecutivo di Cariparma.
Biografia dal sito www.didattica.unibocconi.it