La fine di Oncologia Pediatrica dell’Umberto I: per i piccoli pazienti a Roma restano solo gli ospedali privati
Nel 2014 ci fu il restyling del reparto grazie ai finanziamenti (un milione di euro) di tre associazioni di volontariato e di Vodafone. Il reparto fu chiuso dall’allora dg Vicenzo Panella con la scusa del covid. Dal 3 aprile 2020 non ha più riaperto
La chitarra di Aurelio non suona più da due anni. Lui – 33 anni, il paziente più grande del reparto di oncologia pediatrica dell’Umberto I, che amava rallegrare con le sue note i suoi giovanissimi colleghi di sventure – se ne è andato per sempre, stroncato dal male contro cui lottava da 14 anni. Ma la sua eredità non l’ha raccolta nessuno.
L’investimento da un milione di euro
Il reparto di eccellenza del Policlinico, unica struttura pubblica nel Lazio dedicata alla cura dei tumori pediatrici (che colpiscono anche i giovani adulti come Aurelio), rimesso a nuovo nel 2014 con un investimento di oltre un milione di euro, oggi è un luogo fantasma. Non c’è mai stata una delibera ufficiale di chiusura, ma di fatto lo è: le attività sono state “sospese” causa pandemia nel 2020, con la promessa che sarebbe stato riaperto. Ma con la fine dello stato di emergenza nulla è cambiato, e l’ospedale non si esprime sul futuro del polo.
Il trattamento dei bambini in mano ai privati
Intanto tutto il personale è stato dirottato in altri reparti. Il 1 luglio la primaria, Amalia Schiavetti, andrà in pensione, e nemmeno lei avrà qualcuno a cui lasciare il testimone. Resta una nota (dolente): con la fine del reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I, gli unici ospedali in grado di trattare queste patologie sono il Bambino Gesù e il Gemelli. Strutture di assoluto prestigio, ma in mano ai privati.
Un reparto cancellato
La sentenza di morte del reparto ha una data: il 3 aprile 2020. A causa di un sospetto Covid, l’allora direttore generale, Vincenzo Panella, dirama un atto aziendale in cui “reindirizza” tutti i pazienti al Bambino Gesù, privando così decine di famiglie del loro punto di riferimento. Segue poi una nota interna del 28 maggio 2020: si parla della riorganizzazione della pediatria, ma il reparto oncologico proprio non figura, come se fosse stato cancellato con un colpo di penna. “Allora l’allarme Covid ci sembrò una giustificazione plausibile”, spiega Paolo Viti, vicepresidente dell’associazione “Io domani” (che insieme alla “Amici di Marco D’Andrea Onlus” e alla “Mary Poppins”, per anni ha fatto volontariato all’interno del reparto), “sebbene il ‘trasloco’ dei pazienti, trattati alla stregua di pacchi postali, fu un trauma enorme. Oggi, invece, non ci sono più giustificazioni. Il reparto è stato chiuso, e aspettiamo ancora di sapere il perché”.
I piccoli pazienti come pacchi postali
Le tre associazioni, insieme ai genitori, hanno mandato centinaia di lettere – senza esiti – al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, all’assessorato alla Sanità guidato da Alessio D’Amato, alla direzione generale del Policlinico, passata nel frattempo a Fabrizio D’Alba. L’unica voce ufficiale in due anni è stata quella di Panella, che nell’estate del 2020, rivelò che dietro le ragioni della “sospensione” c’era l’esigenza di un “rilancio” del reparto.
Quei numeri che non tornano
“Negli ultimi 5 anni c’è stato un calo progressivo dei pazienti oncologici. Siamo passati dai 64 del 2016 agli appena 23 del 2019”, dichiarava l’ex dg. Numeri che non tornano, secondo le associazioni. “Il flusso, tra chi veniva per le terapie e chi faceva i follow-up, era di circa 600 bambini l’anno, con un centinaio di ricoveri”, dice Anna Maria Festa Abbruzzetti, presidente della “Amici di Marco”, “era un reparto di eccellenza, anche grazie al lavoro delle associazioni, che mettevano a disposizione 40 volontari”.
Il restyling grazie a finanziamenti privati
Dopo il restyling del 2014, finanziato in larga parte grazie a 800mila euro messi a disposizione delle 3 associazioni e la Vodafone, il reparto si era dotato di 10 posti letto, in camere con bagno privato, con un’area gioco, una stanza adibita a scuola, una cucina per le famiglie. “Una bella occasione”, dichiarava Zingaretti, “purtroppo è anche il simbolo di tante cose che andavano fatte e non sono state fatte”, riferendosi al piano di rientro sanitario a causa del commissariamento che aveva “umiliato la qualità delle cure”. L’era del commissariamento è finita. Ma l’umiliazione per l’oncologia pediatrica dell’Umberto I è appena cominciata.
dal sito www.roma.repubblica.it
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