SFIDE COMPLESSE PER IL GOVERNO

di | 1 Apr 2023

Il tema delle migrazioni domina in questi giorni il dibattito politico e mediatico, dopo la terribile tragedia di Cutro e il numero crescente di sbarchi registratosi negli ultimi giorni sulle nostre coste meridionali. Il governo italiano ha intensificato i suoi moniti ai partners dell’Unione Europea – da ultimo nel vertice dei giorni scorsi – ma, al di là di generici impegni e di una più diffusa consapevolezza della valenza di sfida europea assunta dal fenomeno, non sembra delinearsi ancora la definizione di una strategia sinergica efficace per offrire soluzioni adeguate. Occorre tenere distinti i diversi aspetti del fenomeno e i diversi momenti in cui è articolata la sua dinamica: è fuori discussione che debbano essere allestite tutte le misure necessarie al soccorso delle imbarcazioni in difficoltà o che versino in condizioni precarie e che la salvezza dei profughi in mare rivesta una priorità ineludibile, rispetto alla quale debba essere potenziato il sistema di allertamento e di intervento, valorizzando ogni risorsa, Guardia Costiera, ma anche volontariato disponibile (Ong), la cui integrazione deve ritenersi necessaria anziché essere guardata con diffidenza, dato anche l’incremento degli arrivi via mare riscontrato in questi giorni. E una missione europea (tipo Operazione Sophia degli anni scorsi, ma anche con mandato più ampio) sarebbe certo d’aiuto. Al doveroso salvataggio si aggiunge poi un altro tema, quello della destinazione dei migranti, una volta salvati o, comunque, approdati sulle nostre coste. Questione assai controversa e di difficile soluzione, oggetto da anni di polemiche, contrasti e, a volte, anche di facile demagogia. Abbiamo parlato e scritto molto, nel corso degli anni, sui rimpatri e sugli accordi e aiuti ai paesi di origine o di partenza, ma, sotto questo profilo, passare dalle parole ai fatti sembra impresa titanica, perché i costi dei rimpatri sono elevati, la logistica complicata e, soprattutto, gravi ombre oscurano la garanzia dei diritti umani dei migranti, una volta riportati indietro. E poi, al di là della classica distinzione giuridica tra meritevoli o meno di asilo o di protezione umanitaria, appare chiaro che la gran parte fugge da una minaccia attuale alla propria incolumità o comunque da condizioni di vita intollerabili, legate al quadro sociopolitico del proprio Paese e, a questo punto … come si può procedere ad un rimpatrio? Restano in piedi, dunque, al di là di casi particolari in cui sia possibile concordare le soluzioni con Paesi di provenienza sufficientemente affidabili sotto questi profili, una strategia di lungo termine e un’altra di breve e brevissimo termine: il superamento del criterio dettato dal Regolamento di Dublino, concordando una distribuzione equilibrata e sostenibile tra i Paesi membri dell’Unione Europea (breve termine), cooperazione e investimenti ( e pressioni politiche, laddove le ragioni rivestano questa natura, tipo Afghanistan, ma qui naturalmente gli ostacoli sono maggiori ) per la ripresa economica e produttiva nei Paesi dai quali si emigra per una carenza di prospettive di benessere e di sicurezza, rispetto alle necessità economiche fondamentali.
Riflettori accesi anche sulle sorti del Pnrr, dopo l’allarme lanciato dal Ministro Fitto, ma anche dalla Corte dei conti, sui ritardi nella sua attuazione: per realizzare i traguardi finali del 2026, si richiederebbero, nell’anno in corso e nei due successivi, flussi di spesa troppo elevati. A fine 2022 la spesa sostenuta ammonta al 12% delle dimensioni finanziarie complessive del Piano (con riferimento al RRF) che scende al 6% al netto dei crediti di imposta afferenti al Piano Transizione 4.0 sui beni strumentali e alla formazione e del rafforzamento dell’Ecobonus-Sismabonus. Il verdetto europeo sui 55 obiettivi della seconda metà del 2022, il cui raggiungimento consentirà la percezione della terza rata da 19 miliardi, è stato rinviato di un mese. Al di là delle riserve manifestate in sede europea su alcuni temi specifici (concessioni portuali, teleriscaldamento, piani urbani integrati e stadi di Firenze e Venezia), il governo prende atto che alcuni degli interventi previsti, di qui al 30 giugno 2026, non potrebbero essere realizzati. A questo punto il negoziato con Bruxelles deve portare ad una revisione del Piano entro fine aprile, ma i primi segnali non evidenziano particolare apertura verso le posizioni del governo italiano.
Riguardo, infine, al conflitto russo-ucraino che appare tuttora refrattario ad ogni possibile ipotesi di tregua, tenendo appesi ad un filo i destini dell’intera Europa, scelte e orientamenti assunti nelle ultime settimane confermano il costante indirizzo della comunità internazionale verso una sorta di scommessa o, se vogliamo, un’intuizione che, se verrà ancora confermata in futuro, ci esporrà, come ogni scommessa che si rispetti, alla trepidante attesa del suo esito, allo stato difficilmente prevedibile. Mi sembra prevalente, nell’indirizzo assunto dai governi, la convinzione – o meglio, appunto, la scommessa – che il continuo e crescente rafforzamento militare dell’Ucraina possa accelerare la conclusione del conflitto e indurre quindi Putin a ritirarsi o, comunque, a negoziare senza avanzare pretese ritenute inaccettabili per il Paese aggredito. Questa, allo stato, anche alla luce dell’ultimo vertice europeo, mi sembra la sola concreta strategia. E’ una scommessa che avrà forse un suo fondamento nelle valutazioni di analisti e strateghi, ma affiora legittimo il dubbio su una possibile rassegnazione di Putin ad accettare, in tempi brevi, una soluzione che ne possa compromettere il prestigio interno, soprattutto ora che la sua posizione risulta ancor più pregiudicata all’esterno, dopo l’incriminazione da parte della Corte Penale Internazionale. Difficile valutare, data la rigidità dimostrata finora dai governanti russi, ma forse la proposta di mediazione cinese, certamente generica e parziale nella sua formulazione originaria, ancora lontana da una possibile aderenza alle esigenze di entrambe le parti, doveva essere comunque presa in considerazione come bozza iniziale di un negoziato, come spunto per avviare un confronto verso una possibile soluzione condivisa.

di Alessandro Forlani