CENTRO DESTRA ALLA PROVA. PRIORITÀ E SFIDE

di | 1 Giu 2023

Dopo tanto affanno, tempo e parole spesi per respingere gli attacchi pretestuosi e interessati riferiti a pretese “nostalgie” e ai sospetti di una ipotetica immaturità democratica, la squadra formata dopo le elezioni di settembre da Giorgia Meloni e dai suoi alleati deve ora cimentarsi con le più dure prove di governo, quelle che realmente possono ritenersi idonee a legittimare una classe politica, al di là dei pregiudizi artificiosi di comodo troppo frequentemente usati ed “abusati” nel dibattito nazionale. “Alla stanga” era la famosa espressione pronunciata da De Gasperi, per rispondere al “pungolo” critico dei dossettiani, nell’intento di coinvolgerli nei ruoli di responsabilità. E così ora, per la nuova destra di governo, è venuto il momento di confrontarsi con le prove più ardue, per essere finalmente giudicati sulla base della cultura e capacità di governo e non in virtù di lontanissime ascendenze ideologiche, spesso riesumate a sproposito e arbitrariamente.
Il dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza e la preservazione delle acque inadeguata e insufficiente, il consumo irresponsabile dei suoli, rendono sempre più precarie le condizioni di molte nostre comunità urbane, esponendo a rischi molto seri la pubblica incolumità. Romagna e Marche sono state investite da gravissime calamità in queste ultime giornate, si impone ora un impegno efficace per affrontare l’emergenza e poi la ricostruzione. Solidarietà e apprensione nei confronti delle vittime e delle devastazioni alimentano l’urgenza di una risposta sistemica, un intervento capillare di messa in sicurezza di corsi d’acqua e di realizzazione di opere idriche, per contenere gli effetti alluvionali, ma anche per preservare le risorse, in considerazione delle persistenti minacce di siccità. Anche a questi fini sono destinate le risorse del così atteso Pnrr, dopo anni in cui quelle già stanziate non hanno prodotto i risultati sperati. Ma è lo stesso Pnrr che appare ora esposto a seri rischi. Valutazioni e aspettative dei due precedenti governi sembrano ormai superate e disattese da differenti percezioni ingenerate da fatti subentrati nel tempo, guerra in Ucraina e inflazione in particolare, che hanno modificato prospettive e strategie finanziarie, palesando un’obiettiva difficoltà, riscontrata dal governo in carica, di utilizzare, nei tempi stabiliti, quel fiume di risorse che l’Unione Europea ha erogato per far fronte agli effetti della pandemia, premiando generosamente, in particolare, il nostro paese. Al momento la terza rata (19 miliardi) è peraltro congelata, mentre la quarta (di fine giugno, per 16 miliardi) potrebbe essere a rischio. Le difficoltà delle nostre amministrazioni di spendere quei tanti fondi in pochi anni e le mutate condizioni riscontrate orientano a questo punto il governo verso un negoziato con la Commissione Ue per una profonda revisione del Piano, con il definanziamento di alcuni interventi ritenuti non più realizzabili. Entro fine agosto dovrebbe essere presentata la relativa proposta.
I fondi Pnrr, se possibile, sempre nell’intento del governo, dovrebbero essere integrati con quelli del Repower Ue e del Fondo Sociale di Coesione, consentendo così di oltrepassare la data limite stabilita per il Pnrr stesso, giugno 2026. L’Italia, pur con le difficoltà di programmazione e di spesa che si avvertono nelle sedi amministrative, soprattutto locali, non è, peraltro, il fanalino di coda tra i Paesi che hanno richiesto i pagamenti, come ha rilevato Francesco Verderami sul Corriere della Sera del 27 maggio u.s., ha già sollecitato la terza rata, sebbene non ancora riscossa. Gran parte degli altri partners europei sono più indietro. Ma un Piano come il nostro, costituito per quasi il 64% da prestiti (quindi debiti), potrebbe avere effetti virtuosi solo determinando una sensibile crescita del Pil, mentre per ora gli effetti, sotto questo profilo, sembrano carenti. Anche in base a questo si è determinata l’esigenza di una revisione che potrebbe incontrare seri ostacoli da parte della Commissione Europea, incline a favorire soltanto moderate rettifiche. In questo quadro complicato sarebbe forse auspicabile che il governo assegnasse la priorità a questi temi, accantonando, almeno temporaneamente, progetti di riforma sistemica troppo ambiziosi, tipo il presidenzialismo e l’autonomia differenziata, per loro natura divisivi e che richiamano precedenti affini già incorsi nell’insuccesso.

Immagine dal sito www.lavocedellelotte.it

 

di Alessandro Forlani