BERLUSCONI, UN VUOTO DA COLMARE

di | 1 Lug 2023

Il mese di giugno è stato segnato da un evento di particolare rilevanza per la politica italiana, la scomparsa di Silvio Berlusconi, il leader che più di ogni altro ha profondamente inciso nello scenario nazionale degli ultimi trent’anni, dopo l’estinzione delle forze politiche che avevano posto le basi della nostra democrazia repubblicana. Berlusconi, nel 1994, con il suo “scendo in campo” e nelle modalità di questa discesa, era apparso, fin dagli inizi, il più autentico interprete di quel bipolarismo dell’alternanza che per quasi cinquant’anni era rimasto, di fatto, precluso al sistema politico italiano. Riuscì nell’impresa apparentemente impossibile di mettere insieme, in una stessa alleanza di governo, forze politiche di matrice molto diversa, la destra ex Msi con la Lega e realizzare, nel contempo, un nuovo contenitore tendenzialmente di centro, Forza Italia, che, in larga misura, colmava il vuoto lasciato dalle forze del pentapartito, la coalizione di governo che aveva retto le sorti del Paese negli Anni 80 e nei primi ’90, poi spazzata via da Mani Pulite e dalle convulse innovazioni politico-istituzionali verificatesi negli anni 1992-1994. Il nuovo schieramento di centrodestra, realizzato dal “signore” dell’emittenza privata, ha trovato le ragioni di convergenza e di intesa che gli hanno consentito più volte di vincere le elezioni e di affrontare stagioni di governo di discreta durata, considerando i tempi medi dei nostri esecutivi (2001-2006 e 2008-2011). E ancora oggi quella stessa alleanza regge di nuovo le sorti del Paese, con rapporti di forza, al suo interno, sensibilmente cambiati, ma ancora unita e uscita vittoriosa dalle ultime elezioni politiche di settembre e da diverse recenti competizioni regionali e municipali. Berlusconi colse prima di altri le conseguenze delle nuove normative elettorali del 1993 e, con il suo tempismo pragmatico, superando riserve e pregiudizi diffusi nella classe politica del tempo, con coraggio e disinvoltura mise in discussione vecchi schemi e antiche barriere, consentendo all’alternanza di governo di decollare e inducendo gli stessi avversari a fare altrettanto e coalizzarsi (ex comunisti del Pds ed ex democristiani che avevano optato per il Partito Popolare).
Benché persistenti nelle proprie durissime critiche, le forze di sinistra dovettero, in realtà, mutuare il coraggio e l’intraprendenza del Cavaliere, concorrendo così all’apertura di una nuova fase, segnata da un equilibrio bipolare pur perfettibile, ma sufficientemente funzionale alle esigenze di stabilità. Negli ultimi tempi, pur configurandosi ancora come nume tutelare della coalizione, Berlusconi aveva visto diminuire il suo peso politico nella coalizione di centrodestra da lui fondata. Forza Italia, in termini numerici, non è più il primo partito dell’alleanza, ampiamente superata dalla Lega e, con margini ancora maggiori, da Fratelli d’Italia. Ma l’anziano leader, quattro volte Presidente del Consiglio, si era ricavato, comunque, un ruolo di arbitro e di mediatore delle contese e tensioni interne alla coalizione, di saggio dispensatore di consigli e di ipotesi strategiche. Lascia certamente un vuoto, sia per il suo partito che per l’alleanza di centrodestra, ora al governo. Il partito dovrebbe ora, a mio giudizio, pur restando fedele (e riconoscente) alla memoria del fondatore, superare quell’immagine di “partito personale” e di “partito-azienda”, che, a torto o a ragione, gli è stata associata per un trentennio, diventare un normale partito fondato su sistemi di democrazia rappresentativa interna e giovarsi della propria appartenenza al Partito Popolare Europeo per realizzare un contenitore più ampio, che vada oltre la parabola berlusconiana, per raccogliere al suo interno i tanti frammenti della galassia centrista oggi dispersi in una desolante polverizzazione. Quelli che ci vorranno stare, si intende!
Quanto all’alleanza di centrodestra e al governo attualmente in carica, si richiede ora, venuta meno l’autorevole mediazione del fondatore, un supplemento di responsabilità da parte di Meloni e Salvini. La grande forza del centrodestra risiede nelle sostanziali omogeneità culturali, più marcate delle pur sussistenti diversità e nelle convergenze programmatiche. Questo è, da tempo e ancora oggi, il valore aggiunto che fa la differenza, rispetto ad avversari che tuttora stentano a trovare le ragioni di un’alleanza competitiva, date le sensibili divergenze che tuttora dividono PD e 5 Stelle, PD e Terzo Polo, ma soprattutto 5 Stelle e Terzo Polo!! Per non parlare delle tensioni in essere all’interno dello stesso Terzo Polo!! Quel valore aggiunto, costituito dalla sostanziale intesa che lega nell’alleanza i tre maggiori partiti del centrodestra, deve essere salvaguardato dai leaders attuali, Meloni, Salvini e Tajani, se intendono garantire una lunga e proficua navigazione al governo fino a fine legislatura e resistere alle insidie ed imboscate che necessariamente incombono sul terreno sdrucciolevole della politica. Venuto a mancare il padre, i figli devono crescere e responsabilizzarsi più rapidamente. E dall’altra parte, Elly Schlein avrà il tempo di costruire quell’alternativa che sarebbe comunque garanzia di una democrazia funzionante e, anche in questo modo, verrà, in un certo senso, onorata la memoria di Silvio Berlusconi che all’insorgere della democrazia dell’alternanza ha recato il suo decisivo contributo.

Immagine è un’opera di René Magritte, Le Grand Siecle, 1954

 

di Alessandro Forlani