UN PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MOLTO PERSUASIVO

In questi giorni i cosiddetti quirinalisti si affannano a difendere preventivamente il Presidente della Repubblica da eventuali, possibili critiche provenienti dalle opposizioni. Secondo molti di loro che conoscono, o almeno così dicono, i retroscena meglio della Costituzione, il Presidente sarebbe sostanzialmente obbligato dall’art. 87 a autorizzare la presentazione alle Camere del disegno di legge sulla riforma della giustizia. Però, non solo ancora non conosciamo il testo preparato dal Ministro Nordio, già ampiamente criticato su punti molto importanti, abuso d’ufficio e concorso esterno in associazione mafiosa, da esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega, ma già sappiamo che Mattarella ha avuto un lungo colloquio con la Presidente del Consiglio Meloni proprio su alcuni punti rilevanti. Più che ipotizzabile, è certo che il Presidente della Repubblica abbia sollevato numerose obiezioni di merito.
I quirinalisti, ma non solo, sottolineano che in questi colloqui e in altri, a seconda dei casi, il Presidente esercita la cosiddetta moral suasion. Quanto si tratti di persuasione morale è tutto da vedere e valutare. Molto più probabile è che il Presidente abbia messo in chiaro le sue perplessità suggerendo alla Presidente del Consiglio i cambiamenti necessari che non potranno essere solo cosmetici. Su almeno due aspetti, il Presidente deve essere stato molto fermo. Primo, nessuna parte della riforma può contraddire i principi dell’ordinamento giuridico dell’Unione Europea, ad esempio nel contrasto alla mafia. Secondo, nessuna riforma può essere congegnata come punitiva nei confronti dei magistrati. Agitare il cosiddetto garantismo che, un giorno bisognerà pure declinare nelle sue componenti, non implica affermare che i magistrati e coloro che li sostengono siano tutti “giustizialisti” e operino schiacciando e travolgendo i diritti dei cittadini.
Il Presidente della Repubblica conta sull’accettazione da parte del governo di alcuni suoi rilievi. Sa anche che il governo potrebbe procedere senza tenerne conto, caso nel quale la sua autorizzazione non mancherà, ma verrà accompagnata da sue osservazioni puntuali derivanti dalla Costituzione e da quello che vige in Europa. Dopodiché, nel dibattito parlamentare, sperabilmente non troncato da apposizioni di voti di fiducia, maggioranza e opposizioni decideranno se e quali modifiche accettare e introdurre. A norma di Costituzione il testo che sarà approvato dal Parlamento tornerà sulla scrivania del Presidente (anche questo Mattarella ha sicuramente ricordato con cortesia istituzionale a Giorgia Meloni) che ha la facoltà di promulgarlo oppure di restituirlo al Parlamento con le sue critiche ai punti discutibili e anche con le indicazioni su come cambiarli e migliorarli. Questa procedura sì merita di essere configurata come in buona misura “moral suasion”. Certo, qualora la maggioranza di governo procedesse imperterrita senza cedere su nessun punto, si aprirebbe una situazione a dir poco delicatissima. (AGL)
Articolo pubblicato sul sito www.gianfrancopasquino.com
Immagine dal sito www.rifday.it
di Gianfranco Pasquino
GIANFRANCO PASQUINO (Torino, 1942), allievo di Norberto Bobbio e di Giovanni Sartori, è professore emerito di Scienza politica all’Università di Bologna. Associate Fellow alla SAIS-Europe di Bologna, è stato direttore, dal 1980 al 1984, della rivista “il Mulino” e, dal 2000 al 2003, condirettore della “Rivista italiana di Scienza politica”. Dal 2010 al 2013 presidente della Società italiana di Scienza politica, è autore di numerosi volumi, i più recenti dei quali sono Cittadini senza scettro. Le riforme sbagliate (2015), Bobbio e Sartori. Capire e cambiare la politica (2019, tradotto in spagnolo nel 2020) e Italian Democracy. How It Works (2020). È particolarmente orgoglioso di avere condiretto insieme a Norberto Bobbio e Nicola Matteucci per Utet il celebre Dizionario di politica (2016, nuova edizione aggiornata). Per Utet ha inoltre pubblicato La Costituzione in trenta lezioni (2016), L’Europa in trenta lezioni (2017) Minima politica (2020) e Libertà inutile (2021). Dal luglio 2005 è socio dell’Accademia dei Lincei. (Utet)