UNA CULTURA POLITICA, ANCHE LIBRESCA, PER IL PARTITO DEMOCRATICO

Apprendiamo che Nicola Zingaretti, le cui benemerenze culturali non sono note né al grande pubblico né a me, sostituirà Gianni Cuperlo alla Presidenza della Fondazione del Partito Democratico. Dovrà, nelle parole della segretaria, avere quello sguardo “lungo e largo” necessario al partito. Quando ascolto queste banalità, mi intristico. Hanno quasi tutti smesso di studiare tempo fa, pochi lo avevano fatto e ancora meno, fra questi Cuperlo, hanno continuato.
Il mio tic di Pavlov consisterebbe nel chiedere a Zingaretti quale libro sta leggendo, chiedo scusa, quale è l’ultimo libro che ha letto (la domanda vale anche per Schlein). So che verrei sbeffeggiato. Non sanno i sbeffeggiatori che la loro reazione rafforza la mia convinzione che da tempo la cultura non abita più nel Partito Democratico. Anzi, probabilmente, nonostante le roboanti affermazione sulla raccolta delle migliori culture riformiste del paese, comunque giunte esauste e al capolinea nell’anno 2007 dopo Cristo, il PD di cultura politica praticamente non ne ha (ne ho discusso nel fascicolo di Paradoxa: La scomparsa delle culture politiche in Italia .
Cuperlo faceva del suo meglio, ma certamente era consapevole che quel suo partito frastagliato in correnti dedite alla riproduzione di posti, di cultura politica produrne non poteva, ma il galleggiamento garantiva che in qualche modo circolassero idee. Era, poi, nella sua, immagino piena, consapevolezza, la sua personale non centralità politica, a impedire che fossero le idee a guidare l’azione politica. La movimentista Schlein coerentemente si agita e agita alcune idee che, per quel che conta, spesso coincidono con alcune mie preferenze. Ma lo sguardo non mi pare né lungo né largo, abbastanza sbilenco e centrato sui dintorni, su coloro che l’attorniano. Da movimento a istituzione, poi, come hanno brillantemente scritto Max Weber e Francesco Alberoni, il passo è talmente lungo che, spesso, proprio non riesce.
Provocatoriamente, adesso subito, desidererei che Zingaretti suggerisse e/o si facesse suggerire quei cinque-sei libri non solo di autori contemporanei, ma anche di classici, non solo utile per la citazione ad effetto, ma per l’impostazione di una strategia riformista, progressista, pluralista, europeista. No, non mi sono dimenticato “pacifista”; l’ho omessa deliberatamente. Non ho l’aggettivo per giustizia sociale, ma questo obiettivo è la stella polare della cultura progressista. Se non lo fosse, un dibattito aperto, non per linee correntizie, dovrebbe costituire la prima attività lanciata da Zingaretti, magari con l’invito a Cuperlo a tenere una delle relazioni introduttive,
Come? Mi state dicendo che non funzionano così i partiti? Che questo tipo di dibattito non sta nel DNA del Partito Democratico? Mi piace avere ragione, ma sarei ancora più contento di averla a ragion veduta. A dibattito consumato. Realismo della ragione.
Articolo pubblicato sul sito www.paradoxaforum.com
Immagine dal sito www.viviora.it
di Gianfranco Pasquino
GIANFRANCO PASQUINO (Torino, 1942), allievo di Norberto Bobbio e di Giovanni Sartori, è professore emerito di Scienza politica all’Università di Bologna. Associate Fellow alla SAIS-Europe di Bologna, è stato direttore, dal 1980 al 1984, della rivista “il Mulino” e, dal 2000 al 2003, condirettore della “Rivista italiana di Scienza politica”. Dal 2010 al 2013 presidente della Società italiana di Scienza politica, è autore di numerosi volumi, i più recenti dei quali sono Cittadini senza scettro. Le riforme sbagliate (2015), Bobbio e Sartori. Capire e cambiare la politica (2019, tradotto in spagnolo nel 2020) e Italian Democracy. How It Works (2020). È particolarmente orgoglioso di avere condiretto insieme a Norberto Bobbio e Nicola Matteucci per Utet il celebre Dizionario di politica (2016, nuova edizione aggiornata). Per Utet ha inoltre pubblicato La Costituzione in trenta lezioni (2016), L’Europa in trenta lezioni (2017) Minima politica (2020) e Libertà inutile (2021). Dal luglio 2005 è socio dell’Accademia dei Lincei. (Utet)