UNA CONDANNA UNIVERSALE

C’è un equivoco sui pacifisti che prosegue da quasi due anni, e forse da prima. Che starebbero con Putin e con Hamas e che darebbero via libera al terrorismo, anche. La verità è che i pacifisti sono i primi a essere contrari all’uso delle armi – per definizione – e quindi per prima cosa sono proprio contrari a invasioni, esecuzioni, omicidi e stragi. I pacifisti pensano in generale che con le armi e con la guerra non si risolva mai un problema, se non in favore del più forte e spesso del più spietato. I pacifisti non credono alla legge del taglione, al meccanismo politico della vendetta, alla distruzione di vite e di popoli in funzione di chissà cosa, forse soltanto di altre distruzioni di vite e di popoli.
Se non continuassimo a fraintenderli – un fraintendimento interessato – capiremmo che ciò che sta succedendo a Gaza non solo è inaccettabile in quanto tale ma provocherà soltanto altra devastazione, in una spirale che il Medio Oriente e quindi il mondo intero conosce da tempo. Si può far finta di non vedere, come è stato fatto in Siria, si può cercare l’estremo equilibrismo, come sta incredibilmente facendo non solo la destra ma anche parte della “sinistra”, ma l’intervento militare e ancora di più le stesse intenzioni strategiche dichiarate mirate alla distruzione totale di Gaza non hanno alcuna giustificazione né alcun senso, se non fuori dalla politica e dalla civiltà. La rappresaglia, potenziata e indiscriminata, non è mai una virtù: ci si indigna per le vittime civili incolpevoli e quindi non si dovrebbero fare altre vittime civili incolpevoli. Peraltro in un numero esponenzialmente superiore.
So benissimo che affermarlo è ovvio, ma questa ovvietà non la troviamo nei titoli dei giornali e nelle prese di posizione di molte forze parlamentari. Perché la sensibilità della nostra politica si è offuscata, ormai parecchio tempo fa. Perché la cultura politica di un tempo è andata perduta, perché hanno vinto gli altri, quelli che risolvono i problemi con l’uso della forza e ci hanno convinto che solo così si può fare. Anzi, solo così si deve fare. Incuranti delle conseguenze, i bellicisti hanno preso tutto lo spazio o quasi. E nemmeno di fronte a questo scempio sembra imporsi non solo la cautela, ma la necessaria condanna. Una condanna che dovrebbe essere universale.
Articolo pubblicato sul sito www.ciwati.it
Immagine dal sito www.iari.site
di Pippo Civati
Giuseppe Civati nasce a Monza il 4 agosto 1975. Laureato in Filosofia, dopo aver conseguito un diploma in “Civiltà dell’Umanesimo e del Rinascimento” presso l’Istituto di Studi sul Rinascimento di Firenze, ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università Statale di Milano, dove ha collaborato con la cattedra di Storia della filosofia, oltre che con l’Istituto di Studi sul Rinascimento e con l’Universitat de Barcelona.
È autore di numerosi libri, tra i quali Qualcuno ci giudicherà (Einaudi), Il trasformista (Indiana), La condizione necessaria (Imprimatur), 10 cose buone per l’Italia che la sinistra deve fare subito (Laurana)…
Biografia dal sito www.ciwati.it